Il titolo dell’ultimo editoriale del New York Times è eloquente: «e se la crisi del Covid-19 fosse solo una prova?». L’analisi lanciata da Adam Tooze, storico ed economista autore del saggio “Shutdown, come il Covid ha colpito l’economia mondiale”, parte da lontano, da quel 2008 in cui la crisi economica mondiale sembrava vedere un futuro ad ampio raggio complesso ma comunque “superabile” grazie ai vecchi schemi della politica e della finanza globale: ecco, la pandemia del 2020 ha cancellato tutto ciò.



«I decisori mondiali ci hanno dato una sbalorditiva dimostrazione della loro incapacità collettiva di comprendere cosa significherebbe effettivamente governare il mondo profondamente globalizzato e interconnesso che hanno creato. C’è solo un ambito limitato in cui è stata gestita una sorta di risposta concertata: denaro e finanza. Ma il successo dei governi e delle banche centrali nel tenere insieme il sistema finanziario mondiale contribuisce a lungo termine alla disuguaglianza e alla polarizzazione sociale», spiega l’economista tranciando in un colpo solo le politiche di Trump e Biden negli Usa, dell’Unione Europea e pure della Cina.



NYT: L’OCCIDENTE DEVE CAMBIARE O NON USCIRÀ DALLA CRISI

Secondo il Nyt, se il 2020 fosse stato una sorta di periodo di prova «allora dovremmo essere preoccupati»: un fallimento dell’Occidente – e in generale della globalizzazione – che per Tooze era ampiamente prevedibile, «In quanto strumenti di coordinamento e cooperazione, istituzioni globali come le Nazioni Unite, il Fondo monetario internazionale e l’Organizzazione mondiale della sanità si erano dimostrate fragili e sdentate molto prima della pandemia. La spiegazione di questo fallimento era l’antagonismo geopolitico: i blocchi di potere non potevano unirsi quando avevano priorità e programmi in competizione». Solo sui vaccini la straordinaria risposta della cooperazione internazionale ha visto in poco tempo un’unità di intenti che ha permesso di raggiungere la produzione del siero anti-Covid in meno di un anno: il problema, segnala il NYT, è che gli Usa in primis hanno investito fiumi di denaro per esigenze primariamente personali e non per il bene del mondo. «Scandalosamente, gli Stati Uniti sotto Trump non hanno nemmeno aderito all’iniziativa Covax delle Nazioni Unite. Anche dopo che il lancio del vaccino è iniziato sul serio nel 2021, gli Stati Uniti hanno continuato ad accumulare dosi», attacca il quotidiano Usa. Un fallimento enorme che parte da una notizia buona, quella di vaccini creati per combattere la pandemia in poco tempo: danno sociale, sanitario (se non tutti si vaccinano possono crearsi nuove varianti, ndr) ma anche economico e quindi alla fine pure politico. «La sfida per un globalismo progressista adatto per i prossimi decenni è sia quella di moltiplicare quelle reti di lotta alla crisi – nei campi della ricerca medica e dello sviluppo di vaccini, delle energie rinnovabili e così via – sia di renderle più democratiche, trasparenti ed egualitarie» conclude il NYT invitando l’intero Occidente, Usa per primi, a cambiare registro il più presto o dalla crisi Covid se ne passerà ad un’altra potenzialmente ancora più devastante. L’intervento diretto delle banche centrali come unico strumento efficace non può più reggere (da solo), dato che «tende a rafforzare la gerarchia e i privilegi esistenti», conclude Tooze.

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