Dovendo scegliere tra la presidenza della Commissione europea e quella del Consiglio italiano, Romano Prodi terrebbe conto dei momenti. Infatti, quando è stato a Bruxelles la Commissione «era davvero il motore d’Europa». Il professore ammette che gli sarebbe piaciuto restare: «Ma con la fine del mio mandato terminò un ciclo. Il grande impulso a un’Europa organica svanì con il no dei francesi al progetto di una Costituzione europea». Lo scontro non si consumò anche sulle radici giudaico cristiana che la Francia non avrebbe mai riconosciuto secondo Prodi. «Si arrivò alla bocciatura della Costituzione per la combinazione fra l’opposizione popolare nei confronti del presidente della Repubblica, che era favorevole, e la grande spinta nazionalista che sempre alimenta gli ex imperi». L’ex premier ne parla al Corriere della Sera, soffermandosi anche sulle elezioni europee per spiegare che l’Europa piace quando c’è.
«Ci vogliono ambizioni grandi» per Prodi, secondo cui l’Ue è ingolfata dalle sue stesse regole. «Quando una decisione deve essere adottata all’unanimità significa non adottarla. Sui problemi più importanti non si può pensare di essere tutti d’accordo. È inconcepibile che il no di uno dei 27 blocchi tutti gli altri Paesi. Nell’euro entrammo in 12 perché non occorse l’unanimità e siamo già arrivati a 20». Ma nell’intervista parla anche della Difesa europea. «Penso proprio, anche se non ne posso avere alcuna prova, che se l’Europa avesse avuto un esercito la Russia non avrebbe aggredito l’Ucraina. L’esercito europeo va fatto subito. La gente si chiede: quanto mi garantisce questa Europa? Se rimaniamo con 27 eserciti e 27 stati maggiori dove pensiamo di andare? Soldi buttati via».
“SERVE UNIONE NELLE GRANDI DECISIONI”
La Difesa europea è un tema fondamentale per l’Europa secondo Romano Prodi. «Ciò che manca, e non adesso, è la capacità di mediazione che porta alla pace. Questa è la grande missione dell’Europa», osserva al Corriere della Sera. Riguardo le mosse di Emmanuel Macron, che ha ipotizzato l’invio in Ucraina di soldati occidentali, l’ex premier ritiene che ami «fare il primo della classe». Quindi, lo redarguisce: «Possiamo pensare a un esercito europeo in cui un Paese, la Francia, ha l’arma nucleare e il diritto di veto al Consiglio di sicurezza dell’Onu, e gli altri no? Non si può fare il primo della classe e rifiutarsi di comprendere quali sono i compiti del primo della classe». Riguardo invece il rischio infiltrazione russa nelle elezioni europee tramite la disinformazione, per Prodi l’ipotesi non è remota.
«Ma bisogna essere intellettualmente onesti. Si tratta di meccanismi tragicamente normali nel mondo di oggi. La Russia si sta organizzando come fanno gli imperi per questo obiettivo. Ma non sono gli unici». Quel che dovrebbe fare l’Europa è imparare ad affrontare i nuovi sistemi di comunicazioni, dominati da Usa e Cina. Ma Prodi rivendica anche la sua spinta all’allargamento dell’Ue a Est: «I fatti di oggi mi danno ragionissima. Qualcuno mi diceva: hai esagerato con l’allargamento. E oggi invece le stesse persone si chiedono: se la Polonia fosse come l’Ucraina, come andrebbe a finire? La Polonia non la tocca nessuno perché è membro dell’Unione europea».
PRODI “SERVE UNIONE NELLE GRANDI DECISIONI”
Romano Prodi affronta anche il trema alleanza con gli Stati Uniti, chiarendo che da un lato l’Europa non può isolarsi, «perché il Patto Atlantico è indispensabile per difendere il mondo democratico insieme», d’altra parte l’Ue deve avere voce in capitolo in quel Patto. «Non siamo mai stati uniti nelle grandi decisioni come la guerra in Iraq o gli interventi in Libia. Francia e Gran Bretagna, con l’incauto appoggio dell’Italia, non sarebbero neppure riusciti a sconfiggere Gheddafi, se non ci fossero stati gli americani che fornivano munizioni e l’appoggio di comunicazione e di logistica».
Se si parla di Europa, non si può non affrontare il tema della transizione ecologica e, quindi, del Green Deal, il pacchetto di iniziative che sta suscitando tante proteste. «Il Green Deal va nella direzione giusta, ma anche nel Green Deal deve esistere il buon senso». Infine, Prodi nell’intervista al Corriere invita i giovani a recarsi alle urne per le elezioni europee per non far vincere gli euroscettici, visto che l’Ue ha bisogno di prendere decisioni importanti.