Una partenza della Francia dal Niger creerà margini di manovra per i jihadisti: non ha dubbi Jonathan Guiffard, esperto di relazioni internazionali e questioni strategiche presso l’Institut Montaigne, specializzato nel Sahel e nell’Africa occidentali. Intervistato da La Croix, Guiffard ha spiegato che il gruppo jihaidsta più importante in termini di capacità e spazio di manovra è il Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani (GSIM o JNIM in arabo), chiamato anche Al-Qaeda nel Sahel. Poi c’è il Sahel wilaya dello Stato islamico (IS), cioè il gruppo saheliano dell’IS, che era chiamato lo Stato islamico nel Grande Sahara.



I due gruppi si contendono la zona dei tre confini, altrimenti nota come Liptako Gourma. Si trova tra Burkina, Mali e Niger. Uno o due anni fa, questi gruppi erano stimati in diverse migliaia di combattenti per il JNIM e da 1.000 a 1.500 combattenti per il Sahel wilaya dell’IS. Cifre difficili da stabilire con esattezza, ha aggiunto Guiffard, perché ci sono stati molti combattimenti, ma anche molti reclutamenti.



L’analisi di Guiffard

Nel corso del dialogo con il quotidiano transalpino, Guiffard ha spiegato che i jihadisti potrebbero puntare sul collasso, sull’usura e sulla delegittimazione dei sistemi politici nazionali e approfittare della graduale conflagrazione dei paesi circostanti per estendere il loro potere. Nel Sahel si va verso una frammentazione dell’area con forze presenti che non hanno la capacità di prevalere l’una sull’altra, né i jihadisti né gli eserciti regolari. Una situazione che potrebbe durare decenni e portare a tragedie umanitarie. Per l’esperto, più durerà il golpe in Niger, più altri attori entreranno in gioco: “Il possibile intervento militare dell’ECOWAS rischia di inimicarsi il conflitto all’interno della popolazione. Ma allo stesso tempo, nessuno ha una soluzione per fermare il contagio dei colpi di stato in Africa occidentale ed è comunque un bene che si stia occupando delle questioni regionali”.

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