“Se mi trovano morto è stata mia moglie”: questo è il contenuto di uno degli ultimi messaggi mandati all’amante da Ettore T., uomo di 50 anni deceduto a Torino nel suo appartamento ubicato nel quartiere San Donato e, secondo la Procura, strangolato dalla sua consorte, la quale avrebbe poi cercato di nascondere il delitto, facendolo passare per morte naturale. La donna è stata rinviata a giudizio per omicidio, con il processo che comincerà il 17 ottobre 2022.



Come riferito dal “Corriere della Sera”, secondo il pm Paolo Cappelli, la moglie, dopo aver scoperto il tradimento, “avrebbe cominciato a maltrattare il marito, tanto che in alcune circostanze i vicini di casa si sentono in dovere di chiamare le forze dell’ordine. Ad aprile la situazione degenera: la sera del 3 tra i coniugi scoppia un litigio furioso e interviene la polizia. La donna viene momentaneamente allontanata da casa e portata in ospedale”. Poco dopo Ettore ha scritto all’amante:Ha cercato di strangolarmi. Il giorno successivo, la moglie viene dimessa dal nosocomio e l’uomo invia un altro sms alla donna che vive in Puglia: “Sto prendendo botte, se mi trovano morto è stata lei”. Il giorno seguente, la moglie denuncia che Ettore è morto.



“SE MI TROVANO MORTO È STATA MIA MOGLIE”: VEDOVA A PROCESSO

Ettore, si legge sul “Corriere della Sera”, soffriva di un tumore al cavo orale e aveva il viso deformato da alcune operazioni chirurgiche: ecco perché, quando è intervenuto il medico legale, egli ha scritto sul referto che si era trattato di un decesso avvenuto per cause naturali.

La vedova aveva già organizzato i funerali e disposto la cremazione del marito, quando l’amante ha mostrato ai carabinieri i messaggi che l’uomo le aveva inviato, incluso quell’agghiacciante “se mi trovano morto è stata mia moglie”. Il pm Cappelli ha ordinato immediatamente di stoppare le esequie e, sottolinea il “CorSera”, “il corpo viene portato in obitorio e successivamente disposta una consulenza medico-legale. Per l’esperto Ettore è stato strangolato. Le deformazioni dovute al tumore avevano reso difficile riconoscere i segni dall’asfissia all’esame del medico che aveva certificato la morte. Da qui l’iscrizione sul registro degli indagati della vedova, che si è sempre avvalsa della facoltà di non rispondere, limitandosi a professarsi innocente”.