Quello del green pass era il segreto di pulcinella, certo, ma il silenzio dei media sulla risposta data dalla più alta Autorità sanitaria europea, l’Ema, a otto europarlamentari e resa pubblica a inizio settimana, conferma quanto sia imbarazzante per le istituzioni, la politica, gli operatori sanitari e i giornalisti doversi riguardare allo specchio di un recente passato. Com’è ignoto a chi non legga i siti di nicchia, il direttore della European Medicines Agency, alla richiesta di Marcel De Graaff e degli altri deputati di ritirare l’autorizzazione ai ‘vaccini’ antiCovid Pfizer e Moderna in quanto inefficaci a contrastare la trasmissibilità del virus, ha risposto: “Giusta la vostra osservazione, ma mica è per quello che li abbiamo autorizzati, sapevamo bene che non vi erano dati sufficienti per valutare la loro efficacia sul contrasto al contagio”.
Peraltro poteva forse Emer Cook dire diversamente dopo che un anno prima la dirigente di Pfizer Janine Small aveva candidamente ammesso davanti a una commissione dell’Europarlamento: “Non sapevamo prima di immettere il nostro prodotto sul mercato se avesse o no potuto inibire la trasmissibilità del virus”?
Ma lo sapevano bene anche i legislatori – lo dissero più volte aperta verbis le autorità sanitarie – che l’obbligo di puntura anti-Covid per ottenere il green pass veniva presentato alla pubblica opinione e al Parlamento con una motivazione giuridica truffaldina sul piano scientifico, tipo: “il green pass consentirà di avere luoghi di lavoro e di socializzazione liberi da contagio”, assioma da subito smentito dai fatti e dai dati che le stesse autorità sanitarie fornivano, mentre la narrazione sotto dettatura dall’alto puntava il dito contro gli untori renitenti all’ago e al consenso disinformato.
E’ chiaro che il silenzio dei media voglia fare terra bruciata attorno alle inevitabili domande che questa vicenda rilancia. Ad esempio: come ha potuto la Corte Costituzionale basarsi su presunte “conoscenze scientifiche” per avallare l’obbligo di puntura per tutti? A chi tocca ora risarcire le vittime del green pass, rimaste senza lavoro e senza stipendio in base a una bufala antiscientifica eretta a fondamento giuridico della loro discriminazione?
Saranno i tribunali forse a dare le risposte tecniche. Ma c’è un livello – quello politico – da cui devono emergere le responsabilità per evitare che anche su altre questioni epocali riprenda impunito il giochino del massacro dello Stato di diritto e della Scienza. Può essere la Commissione parlamentare il luogo adeguato per mettere spalle al muro i responsabili di questa storica truffa?
Nel dubbio, il capo dello Stato e le forze politiche al potere all’epoca dei governi Conte 2 e Draghi hanno tentato di farla morire in culla tale Commissione. Come non capirli! Sono i primi indiziati dello scempio avvenuto. Ma l’elenco è lungo e non è limitato a ministri e partiti: vogliamo parlare delle autorità sanitarie? Delle aziende farmaceutiche? Dei sindacati? Della Confindustria? Degli ordini professionali? Dei giornalisti, specie di quelli che guidavano giornaloni e tv? Elenco lungo, troppo. L’ideale perché alla fine gli unici a pagare siano solo quelli a cui è stato tolto lavoro e stipendio per non essersi piegati alla “truffa del secolo” del green pass.
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