Lo storico e saggista britannico Niall Ferguson ha pubblicato sulle pagine di Bloomberg una riflessione che parte dell’ipotesi che in un futuro, secondo lui neanche troppo lontano, Taiwan, Ucraina e Israele cadano sotto i loro invasori. Una circostanza, quella della sconfitta, a cui gli USA non sono assolutamente abituati a pensare, soprattutto dal punto di vista delle conseguenze possibili.



Non solo, perché secondo Ferguson, che ricorda chiaramente “la caduta di Kabul nel 2021”, l’idea principale è che “potremmo acconsentire con noncuranza a tutti e tre i casi. L’unica spiegazione che riesco a trovare”, ragiona lo storico, “è che gli americani, nel profondo del loro cuore, non pensano che la sconfitta si applichi a loro“. Il problema principale è che, in generale, non è chiaro agli americani, ma anche al governo statunitense, che se “permetteranno che Ucraina, Israele e Taiwan siano invasi dai loro avversari, ci saranno conseguenze disastrose anche per gli americani”. Qualcosa, sottolinea Ferguson, “di considerevolmente peggiore di un altro 11 settembre“.



Ferguson: “Americani non sono abituati a pensare alla sconfitta”

Secondo Ferguson, a differenza di molti altri popoli, “gli americani quando accendono la tv a schermo piatto, vogliono seriamente lasciarsi il mondo alle spalle. Piuttosto che contemplare futuri distopici, preferiscono immergersi nel culto di Taylor Swift, una forma di evasione di massa che ricorda la mania per le dee dello schermo negli anni ’30 isolazionisti”. Ma il ragionamento sugli americani è solo una sponda per ragionare sul fatto che, nella realtà, il governo non è pronto a questa circostanza.



Nel solo caso di Taiwan, spiega Ferguson, “sarebbe impossibile” fornire supporto navale in caso di invasione cinese, perché “solo una portaerei è nel Mar Rosso”. Questo, però, nel frattempo si rifletterebbe su Wall Street che sarebbe “nel panico. Potrebbe benissimo verificarsi una corsa agli sportelli dei bancomat” e tutto, se capitasse quest’anno, “nel mezzo di un’elezione”. Così, l’inattività americana, spiega Ferguson, porterebbe “Cina, Russia, Iran e Corea del Nord [ad] annunciare la formazione della Grande Sfera di Co-prosperità Eurasiatica”. Un’ipotesi certamente negativa ma, conclude lo storico, “non più stravagante dello straordinario sconvolgimento globale iniziato a Pearl Harbor il 7 dicembre 1941“.