«Ho appena firmato il DIVIETO di ingresso, transito e sosta alla nave Ong Sea Watch 3 nelle acque italiane, come previsto dal nuovo Decreto Sicurezza. Ora il documento sarà alla firma dei colleghi ai Trasporti e alla Difesa: STOP ai complici di scafisti e trafficanti!»: così Matteo Salvini su Instagram sul caso dell’Ong tedesca, proseguendo sulla strada dei porti chiusi. Ma dalla Sea Watch 3 ribadiscono che i migranti non verranno riportati in Libia, ecco le parole della portavoce Giorgia Linardi riportate da Repubblica: «Le persone a bordo ci hanno raccontato di aver trascorso lunghi periodi di detenzione in Libia e di aver subito vessazioni inenarrabili. Una persona ci ha raccontato di essere stato costretto a seppellire cadaveri per preparare il centro di detenzione alla visita di operatori esterni cercando di renderlo più presentabile. Anche il più piccolo dei naufraghi che ha solo 12 anni è stato imprigionato, senza un valido motivo. Un’altra persona ha raccontato di essere stata venduta ed ha lavorato come servo per riconquistarsi la libertà e partire per mare. Molte persone raccontano di essere state riportate indietro. Un altro naufrago ci ha raccontato di aver assistito all’uccisione di un familiare con un colpo di kalashnikov sempre mentre era in detenzione. Noi non riporteremo mai nessuno in un Paese in cui avvengono queste cose e ci aspetteremmo che i nostri Governi si impegnassero perché questo non avvenga invece di alimentare la spirale del traffico». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



SALVINI: “PORTI ITALIANI RESTANO SBARRATI”

Nuovo capitolo del duello tra Sea Watch e Matteo Salvini, il ministro dell’Interno ribadisce la linea dei porti chiusi. Tramite il suo profilo Facebook, il capo del Viminale ha spiegato: «I porti italiani restano sbarrati. La SeaWatch ha caricato a bordo degli immigrati che stavano per essere salvati dalla guardia costiera libica. Poi ha chiesto a Tripoli un porto di sbarco, ma quando lo ha ottenuto ha detto che non avrebbe mai riportato gli immigrati indietro. Quindi la ong si è messa a girovagare per il Mediterraneo costringendo donne, uomini e bambini a inutili sofferenze. Poi ha chiesto indicazioni all’Olanda, avendo bandiera olandese. Successivamente ha contattato ancora l’Italia, ma per le navi pirata i nostri porti restano chiusi. Siamo di fronte all’ennesima sceneggiata dei finti buoni: a questo punto vadano verso il Nord Europa». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



SCONTRO A DISTANZA SALVINI-SEA WATCH

Lo scontro a distanza tra Sea Watch e Salvini continua con toni sempre più duri: da un lato la Ong tedesca ribadisce che Tripoli non è un porto sicuro, «Riportare coattivamente le persone soccorse in un Paese in guerra, farle imprigionare e torturare, è un crimine. È vergognoso che l’Italia promuova queste atrocità e che i governi Ue ne siano complici». Di contro il Ministro dell’Interno non le manda a dire e sui propri canali social attacca la nave che trasporta 53 migranti verso la Tunisia «Sea Watch non vuole portarli in Libia? Allora spieghi perché ha chiesto a Tripoli un porto sicuro. E perché, dopo la risposta positiva, ha atteso per ore davanti alla costa africana. Aveva il via libera allo sbarco, l’atteggiamento della Sea Watch sembra un vero e proprio sequestro di persona per motivi politici. Polemizza col Viminale sulla pelle degli immigrati». Nel frattempo altre due Ong già più volte protagoniste di scontri con il Governo italiano e il Ministro Salvini – Sos Mediterranee e Medici senza frontiere – scrivono in un report «ad un anno dall’annuncio del governo italiano di chiudere i propri porti alle navi umanitarie almeno 1.151 persone, uomini, donne e bambini, sono morte, e oltre 10.000 sono state riportate forzatamente in Libia, esposte ad ulteriori ed inutili sofferenze».



TRIPOLI OFFRE APPRODO

Sembrava tutto pronto per l’ennesimo caso diplomatico con tanto di scontro tra il Ministro degli Interni e la Ong di turno e invece potrebbe trovare sulle coste tunisine la sua soluzione lo sbarco di alcuni migranti soccorsi in mare dalla Sea Watch. Dopo che, per la prima volta, il Governo di Tripoli si era offerto tramite la propria guardia costiera di concedere a una nave umanitaria il permesso di attraccare in un porto del Paese, era arrivato da parte dei vertici della imbarcazione tedesca il rifiuto a portare in Libia i migranti salvati dato che, come si ripete da più parti, quello di Tripoli non è considerato un porto sicuro. “Riportare coattivamente le persone soccorse in un Paese in guerra e farle imprigionare e torturare è un crimine” era il contenuto del comunicato emesso dalla Ong, che si era detta assolutamente contraria a diventare complice di queste atrocità. Ma stavolta è stato lo stesso Ministro degli Interni ad aggiornare sulla sorte dei 53 migranti a bordo, spiegando che l’imbarcazione è diretta verso la Tunisia: tuttavia pare che, anche se non ancora confermato, vi sia stato un cambio di rotta con la prua che sarebbe rivolta verso le coste di Lampedusa. Se così fosse si riaprirebbe lo scontro col titolare del Viminale che nelle ultime ore aveva parlato a suo dire di un possibile “sequestro di persone per motivi politici”. (agg. di R. G. Flore)

I MIGRANTI VANNO VERSO LA TUNISIA

Prima la sfida ormai “aperta” contro il Governo italiano e in particolare contro il Ministro Salvini, poi la decisione nelle ultime ore di cambiare rotta e dirigersi verso la Tunisia: il caso Sea Watch si riaccende sulla già turbolenta situazione politica italiana, con la nave della Ong tedesca che ha raccolto dalle acque libiche 53 migranti anticipando la Guardia Costiera di Tripoli che aveva assunto il comando e coordinamento per il salvataggio del gommone in difficoltà. Dopo le parole durissime dette ieri dal vicepremier della Lega – «Sea Watch 3 è una vera e propria nave pirata a cui qualcuno consente di violare ripetutamente la legge. Non vediamo l’ora di usare i nuovi strumenti del decreto Sicurezza bis. È evidente il collegamento tra scafisti e alcune ong. Probabilmente solo qualche procuratore non se ne accorge» – stamattina la svolta: la Libia ha assegnato per la prima volta un porto di sbarco, vicino Tripoli, ma la Sea Watch ha deciso di allungare la marcia e dirigersi verso la Tunisia.

SEA WATCH VERSO LA TUNISIA

La Ong avrebbe così deciso di non portare i migranti indietro in un porto ovviamente non ritenuto sicuro: di contro, in Italia con la nuova legge approvata dal Viminale la condizione per la permanenza della nave smaccatamente anti Salvini si è fatta più complessa e forse per questo motivo il comandante ha virato verso la Tunisia. Il caso ovviamente torna ad essere profondamente politico, con in mezzo al solito la vita di 53 anime in mezzo al mare: «La nave illegale, dopo aver imbarcato 52 immigrati in acque libiche, si trova ora a 38 miglia dalle coste libiche, a 125 miglia da Lampedusa, a 78 miglia dalla Tunisia e a 170 miglia da Malta. Le autorità libiche hanno assegnato ufficialmente Tripoli come porto più vicino per lo sbarco. Se la nave illegale Ong disubbidirà, mettendo a rischio la vita degli immigrati, ne risponderà pienamente», attacca il Ministro dell’Interno mentre la Sea Watch ha annunciato di attendere ancora l’indicazione di un porto sicuro, rilevando come quello della Libia sia escluso dal concetto stesso di “sicurezza”. Da ultimo, ad aggiungere “benzina” alla situazione già di per sé infuocata, i legali di Sea Watch annunciano querela per diffamazione nei confronti di Salvini per le dichiarazioni diffuse ieri (“nave pirata”, ndr): «Il Ministro sa bene che fare rientrare chi fugge da guerre, violenze e soprusi in un paese che non è qualificato come “porto sicuro”, in costante guerra civile, costituisce una gravissima violazione dei diritti umani, del diritto del mare e del diritto dei rifugiati». Controreplica ancora più sarcastica del leader Lega, «Gli abusivi della Ong mi querelano??? Uuuhh, che paura. Per gli scafisti e i loro complici, i porti italiani sono e rimangono chiusi».