Sebastiano Ardita, magistrato, è intervenuto a “Non è l’Arena”, trasmissione di La 7 andata in onda nella serata di oggi, domenica 16 maggio 2021. Il suo nome è tra quelli tirati in ballo nella cosiddetta “Loggia Ungheria”, di cui abbiamo diffusamente parlato nei giorni scorsi sulle nostre colonne e che riassumiamo brevemente: si tratterebbe di un’associazione segreta che cercherebbe, mediante le proprie azioni, di indirizzare le nomine e le azioni della giustizia e della politica italiane o, in alternativa, di dare vita a una macchina del fango per provare a spostare alcune decisioni.
Il caso è deflagrato a causa di dieci verbali sottoscritti dall’avvocato Piero Amara, che ha voluto effettuare alcune rivelazioni dopo essersi pentito (condannato e inquisito per depistaggi contro Eni e vicende di corruzione), e in questa storia è spuntato anche il nome di Ardita, che si è improvvisamente trovato coinvolto nella questione. “Ma a livello umano io sto molto bene, non ho nessun problema – ha asserito nello studio televisivo di Massimo Giletti –. Mai avrei pensato di subire un attentato alla mia integrità morale, semmai potevo pensare a un attentato a quella fisica. Io ho sempre agito nella trasparenza, non temo questo tipo d’attacco che mi è stato rivolto”.
SEBASTIANO ARDITA: “NON PARLO PIÙ CON DAVIGO”
Sebastiano Ardita, magistrato che è stato tirato in ballo per quanto concerne la questione “Loggia Ungheria”, a “Non è l’Arena” non solo si è detto estremamente tranquillo, nonostante il momento che sta vivendo, ma ha anche aggiunto quanto segue: “Può capitare professionalmente di essere al centro di una calunnia, mentre è più grave trovarsi al centro di questi fatti, che vanno appurati. Penso sia giusto andare a fondo delle cose e capire tutte le obiezioni che esistano. Noi dobbiamo lasciare questi accertamenti a chi deve occuparsene”. Ardita “da magistrato, da cittadino” attende che si faccia chiarezza e “non voglio determinare situazioni di imbarazzo in questo momento per chi deve indagare. Se avrete pazienza, arriveranno delle verità”. Poi, una rivelazione sui suoi rapporti con Piercamillo Davigo: “Io con lui non parlo più. Perché? Sono cose che non ha senso dire in questa sede, dove è meglio invece ragionare su argomenti più di immediata comprensione da parte della gente”. C’è la possibilità che a far partire i documenti incriminati sia stata la signora Marcella Contraffatto, segretaria di Davigo: “Francamente non riesco a vederla con gli occhi di chi pensa che sia stata lei a spedire quella busta a Di Matteo e ai giornali. Fosse stata lei? La perdonerei sicuramente, io credo molto in Dio”.