“Liliana Resinovich uccisa”, il j’accuse di Claudio Sterpin: nel mirino il marito!

Non c’è pace nel giallo di Trieste, e nemmeno l’ombra di una tregua tra i suoi protagonisti collaterali: nonostante la stretta di mano in tv, negli studi di Quarto grado durante la puntata del 31 maggio scorso, Sebastiano Visintin e Claudio Sterpin se le cantano senza sconti anche nelle ore che seguono il faccia a faccia che avrebbe dovuto sancire una sorta di “patto di non belligeranza” sulla loro Liliana Resinovich. Continuano a lanciarsi reciproche accuse da un salotto televisivo all’altro, fermi su posizioni opposte fin dal principio di questo caso intricato e non ancora risolto e sicuri ciascuno delle proprie idee.



Secondo il marito di Liliana Resinovich, non può escludersi l’ipotesi di un suicidio e il suo è un alibi “perfetto”. La mattina in cui sua moglie è scomparsa, il 14 dicembre 2021, dice di essere uscito di casa prima di lei e di non aver fatto ritorno se non all’ora di pranzo. Ma i parenti della 63enne, il cui corpo senza vita sarebbe stato ritrovato il 5 gennaio seguente in un parco della città, insistono sui loro sospetti: il vedovo non avrebbe detto la verità e nasconderebbe qualcosa. E certamente, hanno detto il fratello e la cugina, “Lilly è stata uccisa“. Della stessa opinione è Claudio Sterpin, il sedicente amante della vittima che per le cronache è un “amico speciale” nonostante si dica sicuro di avere avuto una relazione clandestina con la donna e che tale storia d’amore fosse prossima a venire a galla con la decisione di Liliana, ormai definitiva, di porre fine al suo matrimonio con “Seba” proprio a ridosso della sparizione.



Liliana Resinovich, ancora nessuna svolta dopo oltre due anni

Al netto delle posizioni divergenti di familiari e amici, è certo che il caso di Liliana Resinovich rappresenta ancora oggi un enigma investigativo. Un giallo insoluto in cui non sembra filtrare alcuna luce capace di consegnare una svolta alle indagini. Sono trascorsi ormai oltre due anni dal ritrovamento del cadavere della 63enne nel parco dell’ex ospedale psichiatrico San Giovanni di Trieste, quasi tre dal momento della sua misteriosa scomparsa, e non c’è una soluzione che metta tutti d’accordo.

La Procura del capoluogo friulano aveva chiesto l’archiviazione del caso Liliana Resinovich per suicidio, rigettata dal gip che ha disposto ulteriori approfondimenti e una nuova autopsia per provare a chiarire tutti i contorni del decesso. Il corpo era stato rinvenuto in una condizione che per i familiari è ritenuta anomala se si pensa a una scena suicidaria, convinti dell’ipotesi di un omicidio. Liliana Resinovich giaceva a terra in posizione fetale tra la vegetazione, all’interno di due grandi sacchi neri della spazzatura e con la testa avvolta in due sacchetti di nylon chiusi intorno al collo con un cordino lasco. Il fratello Sergio Resinovich è certo che sia stata uccisa e lo proverebbero, a detta dei suoi consulenti, le numerose lesioni sul volto incompatibili con un gesto anticonservativo. Sebastiano Visintin, dal canto suo, non è mai apparso pienamente convinto della possibilità che qualcuno possa aver fatto del male a sua moglie.