Nuove tensioni a Quarto Grado per Sebastiano Visintin, ospite del programma per un nuovo approfondimento sul caso della scomparsa della moglie Liliana Resinovich. Il programma si è occupato dell’alibi dell’uomo e del giallo della cella di via San Primo, a cui il cellulare dell’uomo si è agganciato alle ore 12:47 del giorno della scomparsa. Ma sarebbe incompatibile col percorso che dichiara di aver fatto. “Si nota una decisa incompatibilità“, ha dichiarato l’ingegnere forense Paolo Reale, che ha effettuato una analisi.
Ma inserendo il codice identificativo della cella, ha scoperto che le coordinate rimandano a Monte San Primo, a nord di Trieste, quindi lo smartphone a quale si è agganciata? Il programma ha scoperto che in via San Primo non c’è nessuna cella telefonica, ma in via Giulia e via San Cilino. “Si vede che c’è una sorta di compatibilità” tra il percorso e la cella telefonica sul monte. “Questa è una notizia che ha una sua consistenza importante“, ha rimarcato il conduttore Gianluigi Nuzzi, secondo cui si tratta di un colpo ai sospetti sul marito di Liliana Resinovich.
SEBASTIANO VISINTIN, IL GIALLO DELL’ALIBI SULL’OMICIDIO DI LILIANA RESINOVICH
D’altra parte, quando il conduttore ha chiesto a Sebastiano Visintin se la mattina della scomparsa di Liliana Resinovich è tornato a casa, lui ha spiegato di averlo fatto a pranzo, ma non ha saputo indicare un orario preciso. “Verso che ora? Non lo so, non chiedermi l’ora“. Proprio su questo è scoppiato un caso in studio. “Uno si ricorda quando è tornato a casa il giorno della scomparsa della moglie, poi agli inquirenti hai detto un altro orario“, ha evidenziato Gianluigi Nuzzi. “Se fossi l’assassino saresti un attore straordinario, d’altra parte non ti puoi permettere sbavature“.
A questo punto la psicologa Gabriella Marano, consulente di Sergio, fratello di Liliana Resinovich, si è concentrata sulle tre ore trascorse in magazzino, dove non ha registrato alcun traffico telefonico. Dal canto suo, il vedovo si è giustificato, spiegando di aver trascorso tutto quel tempo lì per la sistemazione dei coltelli e si è detto disposto a fare un esperimento per dimostrare quanto tempo è necessario per affilarli e pulirli.
DA MARANO A COZZA: TENSIONI A QUARTO GRADO SUL CASO LILIANA RESINOVICH
Poi se l’è presa con l’avvocato Antonio Cozza, legale della cugina della donna morta: “Cosa vuoi che sappia lui… Non posso subire questo attacco così, io mi devo giustificare con gli inquirenti, non con queste persone dopo tre anni. A chi devo rispondere? Alla procura o a voi?“. Tutti in studio gli hanno fatto notare che se è ospite in studio, è normale che gli vengano poste delle domande, visto che ci sono inchieste giornalistiche. In sua difesa è intervenuto il giornalista Carmelo Abbate: “Sta ogni settimana a farsi accusare di ogni cosa, lasciate che si sfoghi“.
Invece, l’avvocato Cozza ha spiegato la sua posizione: “Nessuno lo sta accusando, ci dà informazioni che ci mettono in confusione. Ogni volta che facciamo una domanda o ci dice che non deve dare risposte a noi o che non ricorda, ma noi stiamo solo cercando di ricostruire cos’è successo“.