Sebino Nela si è confessato senza filtri in una lunga intervista rilasciata al Corriere dello Sport e le sue dichiarazioni hanno sconvolto il mondo del calcio. L’ex Roma, che vanta esperienze anche con le maglie di Genoa e Napoli, ha parlato della sua lotta contro il tumore: «Ho il retto addominale aperto, le viscere spingono, mi esce sempre questo bozzo non bellissimo da vedere. Devo fare pulizia di un po’ di schifezza e mettere una rete di protezione. Dopo di che, continuerò i miei controlli ogni sei mesi». Un vero e proprio choc, con Sebino Nela che ha sottolineato: «Due anni e mezzo di chemio non sono uno scherzo. Ti guarisce una cosa e te ne peggiora un’altra. Ho avuto degli attacchi ischemici. Ma la pressione è a posto, prendo tre pasticche al giorno e faccio la mia vita normalissima». E la paura che tutto possa finire c’è: «Ho visto la morte in faccia. Ho metabolizzato questa cosa. Non so quante volte mi sono ritrovato di notte a piangere nel letto. Ci ho pensato un miliardo di volte. E sai che ti dico, se domani dovesse succedere, ‘sti cazzi… Ti parte un film di tutto quello che hai fatto, il bene e il male. Alla fine, sono soddisfatto della persona che sono. Non ho rimpianti, posso morire anche domani».



SEBINO NELA: “HO PENSATO AL SUICIDIO COME DI BARTOLOMEI”

La battaglia contro il cancro ha spinto Sebino Nela a dover fare fronte ad alcuni momenti di sconforto, a tal punto di pensare anche ad un estremo gesto: «Perché Agostino Di Bartolomei si è ucciso? Lo stimavo immensamente. Un capitano vero. Come devono essere i capitani. Era malato dentro, nell’anima. Ci ho pensato anch’io, spesso, negli anni duri della malattia, ma non ho mai trovato il coraggio». Il grande ex terzino giallorosso sta continuando la sua battaglia, come stanno facendo Gianluca Vialli e Sinisa Mihajlovic: «Mi ha turbato molto saperlo. A Sinisa mando messaggi attraverso il nostro amico comune Vincenzo Cantatore. Con Gianluca eravamo in camera insieme al mondiale di Messico ’86. L’ho incontrato poche settimane fa, a Roma-Juventus. Ci siamo abbracciati. “Guarda che non si molla un cazzo”, gli ho detto. “Nemmeno di un millimetro”». Nela ha poi evidenziato come il tumore sia una brutta bestia: anche dopo averlo sconfitto, a distanza di anni, ritorna e non ti lascia più. Insomma, «torna come realtà o come minaccia, sta sempre lì».

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