La Seconda guerra mondiale, tra i conflitti più violenti e sanguinosi che l’umanità ricordi, è al centro di una nuova, approfondita, analisi condotta dal professore e storico Olivier Wieviorka e pubblicata nel libro “Histoire totale de la Seconde Guerre mondiale“, ancora inedito in Italia. Ha, però, parlato della sua nuova opera sulle pagine del quotidiano francese Le Monde, ripercorrendone i punti principali e gli scopi attesi.



Ritiene, infatti, che qualsiasi tentativo di racchiudere la Seconda guerra mondiale “in termini di dimensione imperiale, razzismo, lotta di classe o rivalità tra democrazia e totalitarismo“, si riduttivo, davanti ad un conflitto che ha visto tutti questi elementi mischiarsi in una sorta di tempesta perfetta. Particolarmente importante fu, per esempio, l’aspetto logistico di questa guerra, che costrinse numerose potenze a dispiegare eserciti e risorse in aree geografiche spesso estremamente lontane. Aspetto che, spiega ancora lo storico francese, permise, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, di avviare un rapido processo di globalizzazione, sfruttando proprio i messi tecnici messi a punto per risolvere i problemi logistici.



Seconda guerra mondiale ed ideologie

Importanti furono, ovviamente, anche le ideologie nel corso della Seconda guerra mondiale, non solo perché diedero il via ad uno dei più massicci genocidi umani, ma anche perché condizionarono lo stesso svolgersi del conflitto. “Erano onnipresenti”, spiega Wieviorka, “ed ovunque hanno accecato i belligeranti“. Fu il razzismo anti-giapponese degli USA a condizionare lo sbarco di Pearl Harbor, così come fu la sottovalutazione dei sovietici da parte dei tedeschi a condizionare l’Operazione Barbarossa.

Le stesse ideologie, però, si tradussero anche in uno sterminio senza precedenti delle popolazioni civili nel corso della Seconda guerra mondiale. I bombardamenti, le occupazioni, lo sfruttamento, le malnutrizioni, le malattie ed, ovviamente, il razzismo, crearono un clima di violenza che non si era mai visto prima e che portò, tra le altre cose, i soldati a prendere decisioni operative terribili, al fine di accontentare i comandi militari, come per esempio i numerosi stermini di ebrei sul territorio sovietico, mai decisi da alcun comando, ma ampiamente premiati. Il culmine, negativo, della Seconda guerra mondiale, però, fu il genocidio degli ebrei, ricordato dallo storico come una sorta di bivio per le popolazioni civili.



“La Seconda guerra mondiale aprì importanti dilemmi morali”

Secondo lo storico, il genocidio che scaturì nel corso della Seconda guerra mondiale fu una sorta di spartiacque, che diede origine ad uno “sconvolgimento etico” per i civili di tutto il mondo. Il conflitto, spiega, “ha costretto ogni individuo a confrontarsi con dilemmi morali senza precedenti”, che andavano dai più importanti, “se unirsi alla resistenza”, ai più banali, “se vendere il pane ai tedeschi”, senza esclusione per ogni individuo.

L’estrema violenza della Seconda guerra mondiale, “ha fatto emergere il peggio e il meglio dell’umanità sulla più grande scala” nel costante conflitto tra il male assoluto e l’eroismo massimo. Polarità che ancora oggi sono presenti e preponderanti, al punto che “a livello nazionale, le forme di risentimento persistono e giocano ancora un ruolo politico“, come dimostra il conflitto tra Russia e Ucraina, nel quale Putin fa costanti riferimenti alla “Grande guerra patriottica”, ovvero come viene chiamata la Seconda guerra mondiale sul territorio russo. “La memoria del conflitto”, conclude lo storico, “rimane così vivida che continua a dare adito a manipolazioni e a ispirare la propaganda di un Paese in guerra“.