L’Ufficio europeo dell’Oms invita a esseri cauti e graduali nella ripresa nei Paesi colpiti dall’emergenza Covid-19, perché l’eventualità di una seconda ondata di Coronavirus è un pericolo decisamente concreto. Ecco dunque le dichiarazioni del direttore Hans Kluge, riportate da Rai News: “Qualsiasi ritorno alla normalità dovrà essere basato sulla valutazione dei rischi e dovrà avvenire in modo graduale” ha detto Kluge in una conferenza stampa questa mattina.



Kluge ha ricordato pure che a livello europeo nelle Rsa si registra la metà delle morti per il Coronavirus, dunque questo è un fronte particolarmente delicato non solo in Italia. Catherine Smallwood ha invece fatto il punto sui rischi di una seconda ondata di Coronavirus, ammettendo che all’OMS “siamo preoccupati per la possibilità di una seconda ondata di infezioni in ogni Paese”, invocando cautela nell’uso dei test sierologici che non possono essere la panacea per risolvere il problema. (Aggiornamento di Mauro Mantegazza)



SECONDA ONDATA CORONAVIRUS: LA CINA E NOI

Le palestre di Pechino sono state chiuse: si teme infatti una seconda ondata di Coronavirus nella capitale della Cina. Pur con tutta la cautela necessaria quando si parla della Cina, con dubbi francamente più che legittimi sulla portata della pandemia e sul numero di morti, un dato è indiscutibile: la prima ondata del Coronavirus nel Paese asiatico è ormai alle spalle e dunque è molto interessante anche per il resto del mondo capire se e come ci possa essere una seconda ondata di Covid-19 e come la si potrebbe affrontare, possibilmente in modo meno drastico rispetto al lockdown che la Cina per prima ha attuato contro il Coronavirus.



Le palestre sono una buona cartina di tornasole della situazione perché naturalmente sono una attività a rischio, che si sta appena riprendendo dalla lunga chiusura imposta nei mesi scorsi: un nuovo caso di positività a Pechino tuttavia ha fatto di nuovo scattare l’allarme. Ecco dunque che oltre 200 tra palestre e attività affini sono state chiuse nella capitale cinese.

Le palestre cinesi sono tra l’altro un modello delle difficoltà che le attività produttive stanno vivendo anche dal punto di vista economico: si calcola che abbiano chiuso ben 6969 società operanti nel settore del fitness e quelle ancora attive stanno cercando di lanciare lezioni on-line per rilanciarsi.

SECONDA ONDATA CORONAVIRUS: PALESTRE CHIUSE A PECHINO

La situazione è molto difficile e una seconda ondata di Coronavirus potrebbe essere devastante, perché attività come le palestre sarebbero naturalmente fra le prime ad essere chiuse di nuovo, come è successo appunto a Pechino. Già la riapertura era stata ovviamente parziale, con vincoli molto forti circa il distanziamento sociale e le misure di contenimento del contagio, tanto che si stima un calo del 30% degli incassi, ma era comunque una ripresa che adesso è messa di nuovo a rischio.

Questo scenario va tenuto presente anche in Italia, dove stiamo andando verso la sospirata Fase 2, che però con la ripresa delle attività potrebbe esporre al rischio di un nuovo aumento dei contagi. Un altro aspetto importante è quello degli affitti, dal momento che raramente le palestre sono proprietarie dei locali nei quali svolgono le loro attività: anche questo naturalmente è un problema (non solo delle palestre) pure per tante attività in Italia.

Ecco dunque perché la Cina andrà studiata con attenzione per capire come comportarsi nella Fase 2, innanzituitto per evitare una risalita dei contagi ma anche per le misure in campo economico. La prudenza purtroppo non sempre basta: a Pechino, un uomo che era rientrato da Miami si è ammalato due giorni dopo avere completato la quarantena con tanto di test negativo. Da qui le nuove misure restrittive, che hanno coinvolto pure le palestre.