La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni. Molti interventi legislativi nascono con intenti lodevoli, ma, a un’analisi approfondita dei loro effetti, anche e soprattutto di quelli indiretti e di lungo periodo, rivelano serie controindicazioni.

Molti genitori di bambini al di sotto dei quattro anni stanno attualmente sperimentando la complessa e piuttosto costosa procedura di acquisto dei dispositivi anti-abbandono da installare sui seggiolini delle auto. Ciò in seguito alla norma, di recente approvazione ed entrata in vigore lo scorso 7 novembre, che obbliga chi accompagna in automobile neonati o bambini fino a quattro anni a installare dispositivi in grado di segnalare che il bambino è stato dimenticato a bordo. Si tratta di dispositivi piuttosto sofisticati, il cui prezzo varia fra i 40 e 150 euro. Il provvedimento è arrivato a seguito di alcuni episodi di neonati deceduti in auto dopo che l’adulto che li accompagnava, dimenticatosi di averli con sé, li aveva abbandonati in auto. Pur in mancanza di statistiche ufficiali, negli ultimi anni in Italia sembra essersi registrata mediamente una morte all’anno per un bambino dimenticato in automobile, in generale da un genitore.



Chi, in questi giorni, è alle prese con l’acquisto si trova davanti una serie di difficoltà, legate alla carenza di informazione. Non vi è certezza su quali dispositivi siano effettivamente omologati, e dunque, a norma: pare che tutti i cosiddetti dispositivi universali tali non siano se il produttore del seggiolino non lo certifica, e il produttore del seggiolino potrebbe ritenere omologati solo i dispositivi da lui prodotti, e non quelli realizzati da un altro produttore. Inoltre, non è chiaro come dovranno comportarsi gli autonoleggi che solitamente forniscono anche i seggiolini auto, né come faranno i turisti stranieri che vengono in macchina in Italia coi figli con il proprio seggiolino. Per non parlare di come dovrebbero avvenire i controlli delle forze dell’ordine: per verificare che l’automobilista sia in regola, occorrerebbe far scendere l’autista dall’automobile e farlo allontanare con il telefonino; si tratta di una procedura ragionevolmente fattibile per le forze dell’ordine?



Inoltre, diversi gruppi parlamentari hanno annunciato una moratoria sull’erogazione delle sanzioni, fino alla primavera prossima, accompagnata da un rimborso sulle multe già comminate, ma per ora non c’è nulla di ufficiale. Infine, circolano informazioni contraddittorie relative a un eventuale parziale rimborso, pare di un ammontare pari a 30 euro fino a esaurimento delle risorse disponibili, che verrebbe garantito a chi acquista il seggiolino – sembra dietro presentazione della ricevuta, che il governo ha invitato chi acquista a conservare: anche in questo caso, mancano informazioni ufficiali.



Non si discute certo l’encomiabile intento del legislatore di salvare vite umane con questa norma. Né si discute l’utilità di queste tecnologie, che per molti di noi possono rivelarsi molto preziose. Tuttavia, oltre agli evidenti problemi di implementazione, di cui peraltro occorrerebbe tenere conto, visto che si ripropongono sistematicamente di fronte all’imposizione di nuovi obblighi, esiste una questione relativa all’efficacia, all’equità e agli effetti di un tale provvedimento.

Quanto all’efficacia, i seggiolini anti abbandono richiedono la cooperazione dell’adulto. La tecnologia più frequentemente utilizzata consiste nel collegamento di un sensore del seggiolino ad un’app, che invia un segnale sul telefonino dell’adulto quando il neonato è lasciato a bordo. Un acquirente che sceglie di acquistare il dispositivo é convinto della sua utilità e sarà motivato a utilizzarlo nel modo migliore. Siamo sicuri che invece un genitore obbligato ad installare un seggiolino anti abbandono si attenga poi alle procedure, ricordi di installare l’app e porti con sé il cellulare?

C’è poi un problema di equità. Costringendo chiunque voglia accompagnare un neonato a installare questa tecnologia, si obbligherà a sostenere questo costo anche categorie di persone che da questo dispositivo traggono benefici minimi. Si pensi al caso di nonni o zii che trasportano il bambino molto raramente, oppure di genitori che viaggiano quasi sempre in due insieme al neonato, il che rende ovviamente trascurabile la probabilità di abbandono involontario. Più in generale, diverse tipologie di utenti corrono rischi di abbandono del neonato molto diversi: eppure il provvedimento non opera differenze, e impone il medesimo obbligo a tutti, indipendentemente dal loro rischio.

Terzo, e forse più importante, le conseguenze sulle scelte individuali di lungo periodo possono essere ben poco desiderabili. Il calo demografico dell’Italia è a livelli preoccupanti. Il tasso di fecondità medio è pari a 1,37 figli per donna. Il che significa che, se la tendenza continuerà, la popolazione si dimezzerà ogni due generazioni. Si tratta di un dato che, in assenza di guerre, malattie o catastrofi naturali, non si era mai registrato in passato. Nel 2017 in Italia sono nate 458.151 persone, e ne sono morte 649.061. Siamo sicuri di voler appesantire ulteriormente gli oneri per chi sceglie di avere figli? Il Governo potrebbe coprire parte dei costi. Anche ove le risorse stanziate fossero sufficienti per alleviare la spesa, siamo sicuri che esse non avrebbero potuto più utilmente essere usate per altri investimenti pubblici, come ad esempio gli asili nido, il cui impatto sulla natalità potrebbe al contrario essere positivo.

Infine, occorre considerare il costo opportunità di un simile provvedimento. Approssimativamente, con un calcolo per difetto, potrebbe costare (alle famiglie o allo Stato, dipendendo dall’entità e dalla platea di beneficiari del contributo pubblico) 160 milioni il primo anno, quando tutte le automobili che ospitano un bambino di età inferiore ai quattro anni saranno tenute a installarlo, e 40 milioni all’anno per ogni anno successivo. Anche nell’ipotesi che la norma risulti efficace e riesca nell’intento di salvare la vita di un neonato all’anno, è presumibile che una cifra di tale entità, se destinata a interventi diversi, ad esempio nel settore sanitario o nel miglioramento delle infrastrutture stradali, potrebbe avere un impatto in termini di vite umane salvate ben maggiore.

Alla luce di tutto ciò, non sarebbe stata più logica una campagna di sensibilizzazione sul tema, che metta in luce i rischi e poi lasci a ogni genitore, che sa valutare la frequenza di utilizzo del veicolo, la quantità di persone che salgono sullo stesso, insomma il proprio livello di rischio, la scelta se acquistare il seggiolino anti-abbandono o no?

È sempre complicato fare ragionamenti economici quando c’è di mezzo la vita umana, a maggior ragione di un neonato. Ma trascurare l’analisi dei costi e dei benefici ci espone al rischio di vedere approvate misure solo perché rivolte a problemi di forte richiamo emotivo e di grande risonanza mediatica, senza una valutazione del loro costo e della loro efficacia.