Una consegna di cibo tramite Uber Eats si trasforma in una confessione: da Twitter arriva una curiosa storia che riguarda Dan Beeman, prete cattolico della Diocesi di Richmond, in Virginia, che sul social network ha raccontato la confessione presumibilmente più particolare che gli sia mai capitata.

Nel mezzo della pandemia di Coronavirus sappiamo bene che è sospesa anche la somministrazione dei sacramenti della Chiesa Cattolica, tuttavia don Dan (in italiano ci sembra un gioco di parole) ha avuto modo di confessare un fedele in modo decisamente anomalo. Forse lo avrete già immaginato: il fedele è il rider di Uber Eats che stava effettuando la consegna.



Il sacerdote infatti aveva ordinato del cibo cinese tramite l’applicazione che è ben nota anche in Italia e il suo racconto su Twitter è il seguente: “Uber eats consegna il cibo. Io chiudo la porta. Il rider bussa ancora alla porta un minuto più tardi. Penso che mi abbia consegnato l’ordine sbagliato. “Sei un prete? Un prete cattolico?” “Sì, questa è la canonica” “Allora posso confessarmi prima che tu mangi?”, chiudendo con l’hashtag #UberConfess.



“SEI UN PRETE?” CONSEGNA DI UBER EATS TERMINA IN CONFESSIONE

Il lavoratore di Uber Eats dunque nel brevissimo momento di contatto si deve essere accorto che il cliente era un prete e ha chiesto di confessarsi. Il tweet è stato commentato da moltissime persone, tanto che don Beeman è stato intervistato anche dalla Fox News, alla quale ha dichiarato che si è trattato di un fatto incredibile.

Di certo nessun problema per l’anonimato della confessione, dal momento che il fedele “in servizio” indossava la mascherina ormai obbligatoria oltre al cappellino d’ordinanza, dunque il sacerdote non aveva idea di chi fosse. Don Beeman dunque ha commentato: “Che incredibile occasione di grazia. Si è trattato di un incontro provvidenziale“.



Anche i commentatori su Twitter sono stati felici per l’episodio narrato dal prete, condividendo l’idea di un incontro di grazia – compreso un medico che ha raccontato un episodio simile, cioè di essersi confessato da un prete suo paziente “naturalmente tenendo la distanza ai due lati della scrivania del mio studio ed entrambi con la mascherina”. Ecco dunque nuove modalità per la confessione ai tempi del Coronavirus