Una storia di grande dolore e di sofferenza quella che Seid Visin si è portato via per sempre con la sua morte, ma il suicidio non è da collegare ad eventuali episodi di razzismo. La lettera contro le discriminazioni che lo stesso ex giovane talento del Milan aveva scritto, si riferiva ad una situazione che stava vivendo anni prima, non collegabile al tragico gesto della scorsa settimana. “Mio figlio – racconta il padre Walter durante un’intervista andata in onda su Telenuova emittente della zona di Nocera Inferiore (provincia di Salerno, Campania), dove la famiglia di Seid Visin viveva assieme al figlio – lottava contro le discriminazioni razziali di tutti i generi. Non faceva niente per sé, faceva per gli altri”.



La madre, la signora Maddalena, sottolinea anch’essa la voglia del figlio di aiutare sempre il prossimo e di combattere le ingiustizie: “tanto è vero che aveva deciso di iscriversi a Giurisprudenza”, proprio per divenire avvocato e apprendere tutti i segrete della legge. La mamma, che insieme al marito ha adottato Seid Visin, racconta di un bambino felice fin dai primi giorni in cui era andato a vivere con loro: “Quando ha iniziato a crescere – ha aggiunto – gli è tornato addosso tutto il passato, ha iniziato a essere più riflessivo, ha iniziato a vivere un disagio. Si è attivato, era un paladino della giustizia, infatti si è iscritto a giurisprudenza nonostante io cercassi di indirizzarlo altrove. Lui credeva nella giustizia”.



SEID VISIN, I GENITORI: “DURANTE IL LOCKDOWN STAVA CHIUSO IN STANZA 24 ORE SU 24”

Seid studiava a Milano, si era iscritto alla facoltà di giurisprudenza, e durante il duro periodo del primo lockdown aveva vissuto praticamente in isolamento: “chiuso 24 ore su 24 in una stanza nello studentato. Quello che dobbiamo fare è non lasciare i ragazzi da soli, devono stare insieme, socializzare”. Quindi Walter Visin ha ribadito: “Il razzismo non è la motivazione. Mio figlio aveva cancellato l’Etiopia, era felice qui. Era paladino della giustizia, lottava per i diritti di tutti. Poi ad un certo punto, complice l’isolamento dovuto al Covid, il passato è tornato e lo ha completamente stravolto. Era ossessionato dal suo passato e non è riuscito più a gestirlo”. Il papà dell’ex giovane del Milan vorrebbe dare vita ad un’associazione per aiutare altri giovani in difficoltà prima che sia troppo tardi.

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