Selfie senza mascherine e con poco distanziamento: questa volta a finire sul “banco” degli imputati social è il giornalista del Fatto Quotidiano Andrea Scanzi, con gli ospiti d’eccezione al suo ultimo spettacolo teatrale in Sardegna, Luigi Di Maio e la fidanzata Virginia Saba. La premessa doverosa è che con l’attuale situazione epidemiologica i tanti mini-focolai di Covid che spuntano in tutta Italia vedono nella maggior parte dei casi un contagio di asintomatici senza conseguenze gravi e senza ricovero in ospedale: ma alla premessa va aggiunta una riflessione, ovvero l’origine “politica” della polemica. Se infatti un selfie del genere l’avesse fatto Salvini, la Meloni, Renzi, Calenda o chiunque non particolarmente “gradito” all’istrionico giornalista del Fatto con ogni probabilità si sarebbe parlato di mini-scandalo e pericolo contagio per mancanza di distanziamento fisico: nel caso di Scanzi con Di Maio invece il post riceve le contro-polemiche solo degli internauti del Centrodestra, ma nulla più.



IL SELFIE E IL DISTANZIAMENTO

Dopo l’ultimo spettacolo di ieri sera a San Gavino in Sardegna per il tour sulla produzione di Giorgio Gaber, Scanzi ha voluto immortalare l’arrivo della coppia di amici (tra cui Di Maio e Saba) con un selfie su Instagram, seguito dal post di “giustificazione”: «Dopo lo spettacolo ci siamo concessi una cena con la compagnia. Ecco la foto di fine serata (nottata). Perdonateci: per il selfie, e solo per il selfie, ci siamo tolti la mascherina», scrive Scanzi ben sapendo che la foto avrebbe potuto muovere qualche polemica, come del resto avvenuto anche se in tono minore, sul presunto mancato rispetto delle regole anti-Covid. «Non ci siamo stretti la mano, ma dopo aver cenato assieme ci pareva lecito fare un selfie senza mascherina (per poi rimetterla subito)», scrive ancora Scanzi nel giustificarsi da una foto di gruppo senza distanziamento. Non c’è la stretta di mano ma le persone sono comunque abbracciate e dunque, va da sé, l’effetto è più o meno lo stesso. Secondo il giornalista-autore teatrale «l’abbraccio col regista è più che giustificato, visto che da sei giorni praticamente siamo sempre insieme qui in Sardegna. C’è la mia manager, Amanda. C’è il regista, Simone. Ci sono Luigi, Sara e Virginia». Ne nascerà un caso? Assolutamente no e forse è giusto così: il problema è quando poi vengono creati casi su “vicende” simili solo perché cambia il colore politico dei protagonisti. Occorre per questo rodersi il fegato? Tutto il contrario, ci affidiamo alla saggezza sarcastica del grande Gaber per uscire dall’imbarazzo: «tutti noi ce la prendiamo con la storia quando dico che la colpa è nostra, è evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra o destra. Ma cos’è è la destra, cos’è la sinistra».

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