Selvaggia Lucarelli, nota giornalista, blogger e personaggio televisivo, è stata deferita dal consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia al consiglio di disciplina territoriale. Come riferito dall’agenzia Agi, alla stessa viene contestata la violazione della Carta di Treviso, avendo reso possibile l’identificazione del figlio minorenne Leon, a mezzo stampa, dopo che lo stesso 15enne aveva contestato Salvini, durante un evento tenutosi dalla Lega in quel di Milano. Il 15enne è stato identificato dalla polizia nella giornata del 5 luglio, dopo che si era rivolto così all’ex ministro dell’interno: “Volevo ringraziarla per il suo governo omofobo e razzista”. Un’identificazione, scrive ancora Agi, avvenuta da due agenti in borghese sotto gli occhi della madre del ragazzo, appunto la giornalista, e del suo compagno.



SELVAGGIA LUCARELLI DEFERITA: “VORREI CHE L’ODG FOSSE STATO COSI’ SOLERTE…”

La stessa Lucarelli era stata contestata poco prima da alcuni leghisti perchè avrebbe detto a Salvini di indossare la mascherina viste le misure anti-coronavirus. Nella giornata di ieri è quindi arrivato il deferimento. “Lunedì mi scrive Alessandro Galimbert – racconta la collega ai microfoni de Il Fatto Quotidiano – il presidente dell’Ordine della Lombardia. Mi dice che i figli non sono un vessillo da esporre, e che ho dimenticato la Carta di Treviso. Il giorno dopo mi arriva uno screenshot di un post della Lega in cui si riprende un’agenzia appena uscita che annuncia il mio deferimento”. Il video a cui si fa riferimento è quello pubblicato su Tpi, la testata dove lavora la Lucarelli, in cui si vede il figlio che fornisce le proprie generalità una volta fermato dalla polizia, e qui scatta appunto la contestazione dell’Ordine. “Vorrei che l’Odg – ha aggiunto Selvaggia – fosse stato così solerte anche quando Sallusti sul Giornale mi definiva ‘esperta di zoccolaggine’ . Due minuti dopo il litigio con Salvini, il volto di mio figlio era già in pasto a tutti i media nazionali, senza alcuna tutela nonostante sia minorenne. Avrei potuto far partire decine di querele, ma ho scelto di non farlo, perché è Leon che ha voluto essere lì. Se in quel momento gli agenti stavano chiedendo i dati sensibili a un 15enne, non vedo come possa essere mia responsabilità”.

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