Dopo il tweet rilanciato il 23 novembre a commento sull’ultima puntata di Non è l’Arena, oggi sul Fatto Quotidiano Selvaggia Lucarelli torna a scagliarsi contro Massimo Giletti e la scelta di invitare Fabrizio Corona (di cui tra l’altro oggi è attesa l’udienza definitiva sul possibile ritorno in carcere, ndr) per commentare l’intricato caso di Alberto Genovese. «Ditemi voi se è normale che si permetta ad una persona ai domiciliari con non so quante condanne alle spalle di fare la morale sul caso Genovese, di fargli lanciare accuse a Carlo Cracco (connivenza), Cracco che è stato pagato per un catering. È una cosa gravissima», aveva scritto ieri su Twitter la giornalista rilanciando il video dell’intervento di Corona domenica scorsa su La7. Nel video si vede bene come Giletti tenti di fare un distinguo alle parole di Corona, non condividendone lo spunto, ma oggi la Lucarelli torna sull’episodio e giudica gravissimo anche il solo fatto di aver invitato quella persona a discutere di un caso così delicato.
L’EDITORIALE DELLA LUCARELLI SUL “CASO GENOVESE”
«Mentre tutti, conduttore compreso, continuavano a ribadire che l’amico di Genovese coraggiosamente in collegamento da Bali “non è neppure indagato”, Fabrizio Corona si permetteva di fare più volte il nome di Carlo Crac- co accusandolo di “connivenza”. Non solo, aggiungeva che “la posizione di Carlo Cracco, del buttafuori e di Leali è la stessa”», scrive indignata la giornalista sul Fatto Quotidiano. Il problema è l’aver ormai impostato Fabrizio Corona come un “maitre à penser”, questa è l’accusa massima fatta dalla Lucarelli al conduttore di “Non è l’Arena”: «si univa al parterre l’avvocato della ragazza stuprata, tale Saverio Macrì, il quale desta qualche perplessità. Giovanissimo (ha 32 anni), iscritto all’Ordine degli avvocati dal 2019, un passato da calciatore e, come lo stesso Leali, nel giro dei locali e della notte: è infatti proprietario col padre (dentista dei vip) e altri soci di locali tra Milano e Formentera». L’affondo finale non lascia scampo, con Selvaggia Lucarelli che sottolinea come nessuno in studio abbia fatto “caso” a questo “dettaglio”: «Tutti troppo coinvolti dall’edificante racconto su “Cracco il connivente” perché ha portato due tartine a una festa». Questo non è pessimo giornalismo per la Lucarelli, ma è proprio un modo di trattare «una vicenda di stupro che è stata uno stupro all’informazione».