Non si placa la bufera su Selvaggia Lucarelli dopo la morte di Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Lodi trovata senza vita nel Lambro domenica scorsa. La giornalista rivela via social di aver ricevuto diverse minacce di morte e ha pubblicato gli screenshot dei violenti attacchi ricevuti per aver sollevato il caso della recensione falsa, vicenda dopo la quale la ristoratrice è stata bersagliata da insulti e critiche. «Volevo rasserenare il direttore di Repubblica, Salvini etc. Naturalmente io sono navigata e mi prendo tutto, spero lo sia altrettanto pure l’altra persona», il messaggio di Selvaggia Lucarelli nelle storie di Instagram. I messaggi pubblicati riportano insulti e minacce indicibili, che riguardano anche altre vicende. «Pu**ana bastar*a vediamo a casa tua a pestarti», «t*oia lurida sei finita», «so dove abiti» sono alcuni dei messaggi ricevuti in riferimento ad un post su Gaza e le magliette in vendita a supporto della stampa nella Striscia di Gaza.
Un altro messaggio choc: «Si arriva a un punto che anche le mer*e come te superano davvero il limite. So dove abiti, guardati le spalle perché hai le ore contate. Ti accoltello quando meno te lo aspetti. Non è uno scherzo, ma l’ultima che hai fatto la pagherai pesantemente. Ti sgozzo come un maiale. Preparati pu**ana». Sempre in riferimento al caso di Lodi, ci sono altri messaggi di insulti: «Fai schifo sei la responsabile di una morte di una persona che non ha fatto nulla. Fai vomitare maiala». Selvaggia Lucarelli, dunque, commenta attaccando Repubblica e riflettendo su come la stampa agisca in generale e con lei. «Tra l’altro non ho ben capito. Oggi Repubblica scrive che io e Lorenzo ogni giorno brindiamo decidendo chi sputtanare. Abbiamo una rubrica insieme? Lavoriamo insieme? Bah. Però avanti così. Funziona!».
“NOTIZIA FALSA OVUNQUE, MA LA COLPA E’ DEI SOCIAL…”
«Ovviamente nel caso dovesse succedere qualcosa (non a me, ripeto, io sono forte) diamo la colpa ai social, non ai giornali. Mi raccomando», aggiunge Selvaggia Lucarelli sempre via social. Scoppia pure un caso sul suo presunto addio a X. «Nel trasferirmi per un po’ solo su Instagram lascio alcune riflessioni», aveva scritto, salvo poi precisare: «Non ho scritto che lascio Twitter, ma giornali e tv stanno dicendo che lascio Twitter. Poi dice che il giornalismo non ha un problema. Io sono sempre più allibita». La prima riflessione riguarda il ruolo della stampa nella vicenda della ristoratrice di Lodi: per la giornalista bisogna «domandarsi perché una notizia irrilevante e pure falsa era in home ovunque. Si preferisce scaricare le colpe più genericamente sui social brutti e cattivi, social che alla fine sono il perfetto capro espiatorio del giornalismo».
L’altra riflessione di Selvaggia Lucarelli riguarda il compagno Lorenzo Biagiarelli: «Il debunking è stato opera di una persona che si occupa di cibo e ristorazione, che non ha mai criticato nessuno, che non manganella, è sensibile e pacifica e non “brinda con me chiedendosi chi sarà il prossimo da sputtanare” (cit. Repubblica). Quello che non si può dire, è che ha avuto due sfortune: che la povera signora si sia suicidata (spero si capisca il senso) e che è il mio fidanzato». Quindi, rimarca il fatto che «se ogni volta che una persona finisce sulle cronache criticata per qualche motivo si suicidasse, i giornali dovrebbero chiudere. Però può succedere sempre, lo sappiamo, e succede più spesso di quanto le cronache raccontino».
“RISTORATRICE DI LODI NON E’ STATA MESSA ALLA GOGNA”
«Il suicidio si inserisce in un quadro più complesso, purtroppo – salvo casi evidenti o eclatanti – non sempre immaginabile», prosegue Selvaggia Lucarelli, secondo cui le critiche possono essere senza dubbio una concausa, ma non si può parlare di gogna e valanghe di commenti. «C’erano pochi commenti, oggi forse sul mio fb (in cui avevo solo condiviso il post di Lorenzo) ne vedete di più perché sono quasi tutti insulti. A noi. Ed è falso che la signora sia stata aggredita o manganellata, basta leggere la manciata di post». Se i social sono cattivi, per la giornalista lo sono anche i commenti ai siti, dove si susseguono insulti senza filtri. C’è poi una riflessione sul debunking. «Si è poi detto che non lo deve fare chi non è giornalista. Qui però il non giornalista è forse l’unico ad aver scritto una cosa vera, con parole misurate e chiamando la signora per verificare. E poi, se i social sono roba diversa dal giornalismo, come mai il giornalismo attinge tutti i giorni dai social e a mani basse?».
Per Selvaggia Lucarelli, peraltro, a nessuno importa davvero della ristoratrice di Lodi. «Ognuno la sta usando per banchettare alla sua tavola. La politica (che mi usa per dire “la sinistraaaaa”. Ma sinistra a chi? Quale sinistra?). I colleghi a cui stavo poco simpatica (si sono presentati tutti all’appello, nessuno che abbia almeno finto di non godere per la morte della signora). I giornali stessi, che possono continuare con la narrazione rassicurante ‘non siamo mica noi. È la solita cattivona di Selvaggia!’. Da cui ovviamente si prendono notizie o distanza a seconda della comodità del momento. E le tv, ci mancherebbe». Infine, Selvaggia Lucarelli fa notare che associare facilmente le persone ai suicidi tramite i giornali ed esprimere «questa goduria generale potrebbe uccidere molto più che una critica per aver raccontato una bugia, ma alla fine se mai si ammazzasse qualcuno si potrebbe sempre dare la colpa ai social», dove però è stata raccontata la verità. «E se l’avevano raccontata con ferocia (invito a leggere il post di Lorenzo) la domanda con cui vi lascio è: come mai, prima del tragico gesto, nessuno se ne era lamentato?».