Selvaggia Lucarelli ha pubblicato il suo nuovo libro dal titolo “Falso in Bilancia”. Nelle prime 30 pagine, vengono citati con trasporto e gratitudine, numerosissime specialità gastronomiche. La lotta è chiara e precisa: aboliamo le discriminazioni di genere. Perché gli uomini possono abbuffarsi mentre le donne a tavola, devono mostrare sempre un certo contegno? “Preferisco entrare in trattoria che in una taglia quaranta: sono una vera appassionata di cibo: ognuno è addicted di qualcosa”, racconta intervistata tra le pagine del settimanale Oggi. “Il libro – confessa – lo covavo già da tempo, ma aspettavo di mettere cinque o sei chili in più per sentire la necessità di elaborare questo lutto lipidico, e il momento è giunto”. Lei si definisce una donna fisarmonica: “sono una di quelle che oscilla di dieci chili, o due taglie: mi rimetto a dieta per necessità, prendo peso per soddisfazione. Sono nata affamata, ho vissuto cercando di saziarmi. È il mio karma. Quando dimagrisco so che non sarà per sempre”.



Selvaggia Lucarelli: “Sono nata affamata, il mio karma mi chiede di saziarmi!”

Selvaggia Lucarelli ha una “tattica” ben precisa: avanzare verso il peso forma e poi subire l’offensiva delle calorie: “Esatto. ogni tanto un assalto all’arma bianca, una dieta ferrea, che ti fa guadagnare qualche metro, poi la ritirata strategica sedendosi a tavola. Nessuno prevale sull’altro definitivamente”. La spiegazione la giornalista, la rimanda al frigorifero dei suoi genitori: “A casa nostra il frigo era sempre, desolatamente, malinconicamente vuoto. Da noi, il superfluo era considerato veramente superfluo. Da bambina per riuscire ad avere una Fanta avrai dovuto prendermi la tubercolosi. Per non parlare della Nutella… forse la vedevo a Capodanno. Per questo, ora che sono uscita di casa e mi posso sfogare, la mia dispensa sembra un reparto dell’Esselunga”. Nonostante sia una buona forchetta, per sette anni (dai 20 ai 27 anni) è stata anche vegetariana. Poi ha smesso ma è certa che il peso forma sia una vera ossessione: “Credo che la colpa sia dei social, e della valanga di critiche feroci che travolgono noi donne. Un tempo, se dovevi perdere qualche chilo, te lo faceva notare tua madre, con garbo, o nel peggiore dei casi il bullo della scuola ti urlava “cicciona’”. Ora posti sui social una foto, e vieni abbattuta da una sventagliata di “cessa”, “che ti sei magnata?, “Balena…”. Capita a tutti, e spesso è del tutto gratuito”.

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