L’ironia pungente di Selvaggia Lucarelli stavolta mette Roberto Saviano nel mirino. La giornalista del Fatto Quotidiano nel suo ultimo editoriale segnala il giro che lo scrittore ha fatto in tv negli ultimi giorni in cui ha tenuto banco il caso Antonio Scurati: cita l’intervista a Propaganda, quella a DiMartedì e Che tempo che fa, poi Saviano è stato ospite del Festival del giornalismo. Prossimamente sarà a quattro eventi del Salone del libro, senza dimenticare la tournée in alcuni teatri italiani. «L’autore di Gomorra ha dovuto ristabilire un fondamentale punto fermo: è più martire lui».



Infatti, mentre montava il caso Antonio Scurati, Roberto Saviano ha voluto riportare l’attenzione sulle sue vicende passate, denunciare l’isolamento, le censure, querele e intimidazioni di cui è stato vittima, ricordando di essersi ritrovato solo ai processi in cui è stato coinvolto, potendo contare solo sul sostegno di qualche collega. «Ora, io non metto in dubbio l’amarezza e le difficoltà di Saviano, ma l’esclusività che ritiene di poter vantare in termini di attacchi e censure è quantomeno ridicola», attacca oggi Selvaggia Lucarelli, ricordando che anche lei ha ricevuto querele da politici ed è stata attaccata dalla stampa, eppure Saviano non ha proferito parola. «Non ricordo la sua solidarietà», quindi ha citato episodi che riguardano altri giornalisti, vignettisti e cittadini per arrivare ad una conclusione.



“SAVIANO NON HA ESCLUSIVA SU TENTATIVI DI INTIMIDAZIONE”

«In generale credo che se ci mettessimo a contare le querele dei politici a giornali e programmi d’inchiesta e opinione forse Saviano comprenderebbe che purtroppo non ha l’esclusiva sui tentativi di intimidazione», scrive Selvaggia Lucarelli sul Fatto Quotidiano. Un fenomeno così diffuso, segnala la giornalista, che ormai viene considerato normale. Ma nel caso di Roberto Saviano parla di «evidente sindrome del perseguitato», smentendo anche il fatto che sia stato solo ai processi in cui è stato coinvolto, ricordando che in aula c’erano scrittori e conduttori. Nonostante la censura da cui sarebbe stato raggiunto, ha potuto pubblicare libri con Mondadori, ma Selvaggia Lucarelli ricorda anche che non ha preso le difese di altri cacciati, quando «era Renzi a decidere la lista dei giornalisti buoni e cattivi» in Rai.



Peraltro, in un periodo in cui non c’erano alternative a livello televisivo. «Mi sembra che l’esercizio del potere non gli sia del tutto estraneo», aggiunge la Lucarelli ricordando tutte le volte che si è fatto valere, anche contattando conduttori e dirigenti Rai per difese e spiegazioni. «Non so quanti giornalisti o scrittori oggi potrebbero permettersi di alzare il telefono e interloquire con il direttore generale Rai», né la giornalista saprebbe dire chi lo farebbe sapendo che è vicino al loro “nemico” a livello politico. La conclusione di Selvaggia Lucarelli è che Roberto Saviano sia soprattutto vittima «del suo autocompiacimento vittimistico».