Si chiama semaglutide (con l’accento sulla i, ndr) il farmaco contro il diabete di tipo 2 che, usato come iniezione anche nei pazienti “sani”, consente loro di dimagrire. Addirittura, la comunità scientifica ritiene che possa essere l’arma giusta per contrastare la pandemia di obesità e negli Stati Uniti d’America numerose celebrità lo utilizzano regolarmente, fra cui Elon Musk e decine di vip e influencer. Addirittura, negli USA, nel 2022 è stata la 129esima medicina più prescritta.



Un dato che campeggia sul “Corriere della Sera”, su cui si legge che il semaglutide si somministra con iniezioni sottocutanee nell’adipe addominale ed è in grado di provocare nei pazienti cali ponderali fino al 15 per cento. “Il semaglutìde è un agonista del recettore del glp-1, un ormone prodotto dall’intestino che stimola la secrezione di insulina – spiega il quotidiano –. Migliora il controllo glicemico, inibisce la fame e rallenta lo svuotamento dello stomaco”. Il suo costo è compreso tra i 900 e i 1.300 dollari al mese negli USA, ma, complice la sua grande popolarità, presto i prezzi scenderanno.



SEMAGLUTIDE, PUNTURA PER LA MAGREZZA: IL PARERE DELL’ESPERTO ITALIANO

Anche se “off label”, vale a dire al di fuori del suo impiego abituale come trattamento per il diabete di tipo 2, il semaglutide non è un farmaco da prendere a piacimento e senza controllo medico. Ne è convinto il dottor Stefano Erzegovesi, psichiatra, nutrizionista e divulgatore scientifico, il quale, ai lettori del ‘Corriere della Sera’, ha ricordato che “non ci sono studi completi su cosa accade ai pazienti non diabetici”. Fino a questo momento, gli effetti collaterali conosciuti si traducono in diarrea, nausea, stanchezza, vomito, ma non si sa come il semaglutide possa interagire con altre terapie mediche in corso. Peraltro, se si smette di iniettarselo, il peso torna a salire.



Per questa ragione Erzegovesi ha evidenziato che ci va molta cautela. Ci si scordi di prenderlo per buttare giù la pancetta. Fa invece sperare per la lotta all’obesità resistente: quella cioè che resiste a un trattamento multidisciplinare, di nutrizionista, psicologo e medico insieme”.