“No” all’immigrazione, Stati Uniti e non solo

Joe Biden, il 5 gennaio scorso ha previsto l’estensione del titolo 42, la misura varata dall’amministrazione Trump a seguito della pandemia, che prevede l’espulsione immediata dei richiedenti asilo per motivi di salute pubblica. La legge, entrata in vigore nel marzo 2020, è stata usata per espellere oltre 1,45 milioni di persone, di queste circa il 70%, nel corso dell’amministrazione Biden. Le nuove misure potrebbero portare all’applicazione della legge anche nei confronti di persone di Haiti, Cuba e Nicaragua. Gli Stati Uniti non sono però l’unico Paese a schierarsi contro l’immigrazione.



Di recente, come spiega La Verità, il presidente tunisino Kais Saied, durante una riunione del Consiglio di sicurezza, ha affermato che “Esiste un piano criminale per cambiare la composizione demografica della Tunisia. Ci sono alcuni individui che hanno ricevuto grosse somme di denaro per dare la residenza ai migranti sub-sahariani, la loro presenza è fonte di violenza, crimini e atti inaccettabili, è il momento di mettere la parola fine a tutto questo perché c’è la volontà di fare diventare la Tunisia solamente un paese africano e non un membro del mondo arabo e islamico”. Da qui, l’adozione di misure urgenti per contrastare l’immigrazione.



Immigrazione, la situazione in Ungheria e Grecia

Stati Uniti, Tunisia e non solo. Il governo di Copenaghen vuole arrivare a ingressi zero e ha stretto accordi con il Ruanda e il Kosovo per smaltire i flussi. La leader Mette Frederiksen sostiene che la spesa necessaria per l’integrazione di nuovi migranti nella società danese sia incompatibile con il mantenimento dello stato sociale: per questo ha spinto per la politica “zero rifugiati”, a eccezione per gli Ucraini. Si tratta di un piano simile a quello del Regno Unito per trasferire i richiedenti asilo in Ruanda, sottolinea La Verità.



In Ungheria, il diritto di asilo viene concesso a poche decine di persone l’anno. Secondo un rapporto dell’Oxfam, la confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si occupa di povertà e di tutela dei diritti umani, in Grecia nel sette migranti su 10 erano in “detenzione amministrativa” già al momento della presentazione della domanda di asilo. Il discorso non è diverso nel confine tra Slovenia e la Croazia, e tra Croazia e Bosnia, dove i migranti vengono respinti con l’uso della forza. La situazione dunque è fuori controllo, non solo in Italia.