VERSIONE DI LATINO IN SECONDA PROVA MATURITÀ 2023: SENECA CON LE “LETTERE MORALI A LUCILIO”
Era dal 2017 che non usciva Seneca nella traduzione al Liceo Classico per la Seconda Prova dell’Esame di Maturità: ecco che la Versione di Latino dell’Esame di Stato 2023 fa ritornare protagonista uno degli autori certamente più “gettonati” nella storia della Maturità come il filosofo, poeta e senatore romano Lucio Anneo Seneca. Una traduzione non “impossibile” quella del brano scelto dal Ministero tratto dalle “Lettere morali a Lucilio”: «Chi è saggio non segue il volgo», il titolo del brano è anche una citazione di Seneca all’interno del testo in traduzione per gli studenti di Maturità 2023.
«Cercare il favore della folla non porta felicità, ma rovina: Seneca mostra all’amico Lucilio (Il Giovane, ndr) come i precetti della filosofia possano guidare alla virtù in mezzo a facili allettamenti e falsi valori»: così viene riportato nella Versione di Latino in Seconda Prova di Maturità prima della richiesta di traduzione del testo in lingua originale. Segue poi un “pre-testo” in lingua latina con già la traduzione per poter inquadrare il contesto del brano poi effettivamente da tradurre. Nella seconda parte della Versione di Seneca tratta dalle “Lettere morali a Lucilio” vengono poi presentati tre quesiti a risposta aperta per verificare “Comprensione e interpretazione”; “Analisi linguistica e stilistica”; “Approfondimento e riflessioni personali”.
SECONDA PROVA: IL TESTO DI SENECA DELLA VERSIONE DI LATINO
Ecco qui di seguito il testo presente nella Versione di Latino da tradurre per la Seconda Prova di Maturità 2023, secondo quanto diffuso da ANSA e Fanpage.it:
“Non est per se magistra innocentiae solitudo nec frugalitatem docent rura, sed ubi testis ac spectator abscessit, vitia subsidunt, quorum monstrari et conspici fructus est. Quis eam, quam nulli ostenderet, induit purpuram? Quis posuit secretam in auro dapem? Quis sub alicuius arboris rusticae proiectus umbra luxuriae suae pompam solus explicuit? Nemo oculis suis lautus est, ne paucorum quidem aut familiarium, sed apparatum vitiorum suorum pro modo turbae spectantis expandit. Ita est: inritamentum est omnium in quae insanimus admirator et conscius. Ne concupiscamus efficies si ne ostendamus effeceris. Ambitio et luxuria et inpotentia scaenam desiderant: sanabis ista si absconderis. Itaque si in medio urbium fremitu conlocati sumus, stet ad latus monitor et contra laudatores ingentium patrimoniorum laudet parvo divitem et usu opes metientem. Contra illos qui gratiam ac potentiam attollunt otium ipse suspiciat traditum litteris et animum ab externis ad sua reversum”.
TRADUZIONE SVOLTA DELLA VERSIONE DI LATINO DI SENECA
Questa invece la traduzione proposta dal sito “Fanpage.it” per il brano di Seneca dalle Lettere a Lucilio il Giovane (in attesa della traduzione svolta dal team di esperti de “Il Sussidiario” che a breve verrà fornito a questo indirizzo)
«La solitudine non è di per sé maestra di onestà o la campagna di frugalità; però, quando se ne sono andati testimoni e spettatori, cessano i vizi, che si beano di essere ostentati e osservati. 70 Chi indossa vesti di porpora per non esibirle? Chi mette le vivande in stoviglie d’oro solo per se stesso? Davvero uno dispiega lo sfarzo del suo lusso, sdraiato in solitudine, all’ombra di un albero nei campi? Nessuno sfoggia per il piacere dei suoi occhi o di poca gente o degli amici, ma sciorina l’apparato dei suoi vizi secondo la folla che lo guarda. È proprio così : la spinta verso tutto quello per cui diamo segni di follia è la presenza di un ammiratore e di un testimone. Spegni il desiderio, se togli la possibilità di ostentazione. L’ambizione, lo sfarzo, la sfrenatezza, hanno bisogno della ribalta: se li tieni nascosti, ne guarirai. E così , se ci troviamo in mezzo allo strepito delle città, ci stia a fianco uno che ci consigli, e alla lode di ingenti patrimoni opponga la lode di chi è ricco con poco e misura le ricchezze dall’uso che se ne fa. Contro coloro che esaltano il favore della massa e il potere, lui sottolinei con ammirazione l’esistenza ritirata dedita agli studi e l’anima che si ripiega su se stessa».