«Sono certo che un chiarimento avverrà in tempi rapidi e la sentenza non avrà alcuna conseguenza pratica», lo ha spiegato il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri per rassicurare mercati e banche in merito alla sentenza della Corte tedesca su QE e programma Bce. La Bundesbank per ora continuerà a partecipare al piano di acquisti di titoli di Stato anche in piena emergenza Covid-19, ma questo però potrebbe non avvenire ancora nei prossimi mesi dopo che la stessa Alta Corte ha espresso un parere molto duro sul piano originario dell’ex Presidente Draghi limitando e non poco i contorni costituzionali della Banca Centrale Europea. Se da Bruxelles e dalla stessa Eurotower rivendicano l’autonomia sostanziale della Bce rispetto ai piani nazionali (e alle corti nazionali), il rischio forte che il “bazooka” della Lagarde possa essere azzoppato è presente.
«La sentenza della Corte tedesca sul Qe della Bce non riguarda in alcun modo le misure di politica monetaria assunte dalla Bce per far fronte all’emergenza Covid, compreso il programma Peep e la modalità della sua implementazione», ha ribadito ancora Gualtieri nell’audizione alle commissioni Finanze e Bilancio del Senato, anche in vista dell’Eurogruppo l’indirizzo dato oggi da Karlsruhe potrebbe pesare e non poco sugli equilibri futuri anche per l’Italia. Secondo Clemens Fuest, presidente dell’Ifo (l’Istituto tedesco per la ricerca economica), ad esempio, la sentenza dell’Alta Corte di Germania «limita la possibilità di sostenere i paesi dell’Eurozona fortemente indebitati attraverso acquisti di obbligazioni», a cominciare proprio dall’Italia.
«In teoria – conclude Fuest -, non la Bce, ma solo la Bundesbank è vincolata dai requisiti precisati nella sentenza. In pratica, tuttavia, è difficile credere che gli acquisti di obbligazioni avverranno in futuro senza la partecipazione della Bundesbank». Attorno alle ore 18 si riunisce il board direttivo della Bce con ogni probabilità per preparare una risposta diretta e netta ai tanti punti messi in esame dalla Corte Costituzionale tedesca.
COSA DICE REALMENTE LA SENTENZA TEDESCA
Leggendo nel dettaglio la sentenza della Corte Costituzionale tedesca si scopre che sì il QE è considerato legittimo e legale e che quindi per ora non vi è un’interruzione degli acquisti da parte della Bundesbank, d’altro canto però la Bce deve chiarire il proprio programma di acquisti con l’accoglimento in parte dei ricorsi presentati contro il piano Draghi del 2015 sugli acquisti dei titoli di Stato da parte dell’Eurotower. La sentenza inoltre da a Francoforte 3 mesi di tempo per fare chiarezza sul programma: il Pspp (piano pandemico di acquisto dei titoli pubblici per l’emergenza coronavirus) viene per il momento accettato, ma siccome il QE di Draghi è stato comunque visto dai giudici tedeschi come in alcuni passaggi «non competente alle regole Bce», allora serve che la Banca Centrale spieghi meglio su cosa si regolerà negli aiuti.
Di contro, la Corte tedesca ha sottolineato come Governo federale e Bundestag tedesco «hanno violato i diritti dei denuncianti per non aver intrapreso iniziative contro la BCE», mentre la Banca Ue «non ha valutato né dimostrato che le misure inerenti al PSPP soddisfino il principio di proporzionalità». La Bverfg infine avverte che ci sono dei «chiari limiti costituzionali» e che la BCE «è andata oltre le sue competenze» sul modo flessibile con cui vengono effettuati gli acquisti. La Bce intanto valuta la risposta e fa sapere in un breve nota che «risponderemo a tempo debito»; nel frattempo è bastata quella “riserva” espressa dall’Alta Corte tedesca a far ridurre i guadagni dei mercati, con lo spread Bund-Btp che è schizzato a 240.
LA SENTENZA DELLA CORTE TEDESCA: IL TESTO
Gli acquisti dei titoli di Stato della Bce sono legali come lo è anche il Quantitative Easing e in generale il programma di aiuti della Banca Centrale Europea: così ha deciso la sentenza della Corte Costituzionale di Germania questa mattina, mentre mercati e Commissione Europea guardavano con fiato sospeso alla decisione degli otto giudici di Karlsruhe guidati da Andreas Vosskuhle. La corte si è espressa con 7 voti a favore e un solo contrario: il QE rispetta le leggi federali della Germania e così la Bundesbank potrà/dovrà continuare a prender parte attivamente al piano di acquisti dei titoli di Stat dei Paesi più in difficoltò. «La Corte costituzionale federale non ha riscontrato una violazione del divieto di finanziamento monetario dei bilanci degli Stati membri», si legge nella lunghissima sentenza della Corte tedesca, salvo poi aggiungere «La decisione pubblicata oggi non riguarda alcuna misura di assistenza finanziaria adottata dall’Unione europea o dalla Bce nel contesto dell’attuale crisi del coronavirus».
In sostanza viene dato via libera con una “riserva” su parte del ricorso contro gli acquisti bond della Bce: «la Corte lancia pesantissime responsabilità al governo e al Parlamento tedesco affinchè adottino misure contro il Pspp», spiega Tonia Mastrobuoni, inviata di Repubblica in Germania. La riserva della Corte riguarda la sostanziale contrarierà al tipo di acquisti con QE anche se ammette rientrino nella legalità federale tedesca.
Qui il testo della sentenza della Corte Costituzionale tedesca sul QE
OGGI SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE TEDESCA SUL QE
Oggi 5 maggio potrebbe essere una giornata storica in Germania: la Corte Costituzionale è chiamata ad una delicata sentenza sul “caso” Quantitative Easing, la politica di acquisto di titoli pubblici dei paesi dell’Eurozona in difficoltà messo in pratica dall’ex Presidente della Bce Mario Draghi. Dall’esito della sentenza odierna della più alta carica costituzionale nella Germania federale potrebbe dipendere non poco i destini immediati dell’Unione Europea, già alle prese con la gravissima crisi economica che ha fatto scattare praticamente da subito una politica simile a quella di Draghi per aiutare i Paesi più colpiti dal coronavirus: una “bocciatura” del piano Omt e del successivo QE della Germania potrebbe avere ripercussioni pesantissime per l’Eurozona impegnata a trovare un flebile accordo tra i 27 sul Recovery Fund e gli altri aiuti anti-Covid-19, dato che finora è proprio l’acquisto di titoli di Stato della Bce che sta tenendo in “piedi” le economie nazionali più colpite.
Lo scontro Germania-Banca Centrale Europea ha però radici alquanto lontane nel tempo e si fondano addirittura nel 2012 quando Draghi partorì (senza tra l’altro mai darne atto specifico) il piano OMT-Outright Monetary Transactions, operazioni di acquisto illimitato di titoli di Stato a breve termine di Paesi in difficoltà. Una buona parte della maggioranza Cdu della cancelliera Angela Merkel si ribellò accusando la Bce di star finanziando direttamente gli Stati (vietato dai trattati europei) accentuando invece il potere della Banca Centrale. Già all’epoca i 35 deputati conservatori spingevano per sistemi di aiuti molto più in stile Mes (Fondo Salva-Stati), con condizionalità serrate piuttosto che con il finanziamento a “pioggia” poi avvenuto con il QE.
QUANTITATIVE EASING-BCE: SU COSA DEVE DECIDERE LA CORTE TEDESCA
Dopo rinvii a Corte di Giustizia Ue che bocciò il ricorso tedesco e si schierò in favore dei piani Draghi prima OMT e poi QE, dal 2016 anche la Corte Costituzionale della Germania aveva riconosciuto come legittimo il Quantitative Easing a patto che la Bce «si attenesse a limiti molto stringenti, primo fra tutti che il volume degli acquisti di titoli di Stato fosse limitato e preordinato», ben ricorda il focus di Italia Oggi. Secondo gli economisti tedeschi però quel piano è stato altamente superato sia nell’ultima fase QE che pure con il piano di 750 miliardi di euro con cui la nuova linea Lagarde ha dato via al piano di acquisti titoli di Stato con l’emergenza coronavirus.
Nel 2018 ancora la Corte Tedesca si era espressa a favore del piano QE, ma ora si torna di nuovo al punto di partenza con alla sbarra questa volta non più Draghi (formalmente, anche se è comunque la sua linea ad essere prevalsa anche nel pieno dell’emergenza Covid, ndr) ma Christine Lagarde e il suo programma di acquisto titoli (chiamato PEPP) con una potenza di fuoco di 750 miliardi. I giudici di Karlsruhe sono chiamati così a giudicare se la politica monetaria dell’Eurotower travalichi i confini del mandato tedesco e aggiri il divieto di finanziamento dei bilanci degli Stati: la sentenza doveva tenersi a marzo ma è stata rinviata ad oggi 5 maggio proprio per l’effetto pandemia.
SENTENZA GERMANIA: I POSSIBILI SCENARI
Le uniche due possibilità di soluzione avranno entrambe un impatto determinante per il prosieguo dell’Europa nel pieno dell’emergenza coronavirus: se i giudici della Corte Costituzionale tedesca dovessero “sposare” nuovamente la linea pro-Bce (ipotesi alquanto caldeggiata da investitori e analisi di mercato di tutta Europa), la Germania potrebbe una volta per tutte imbracciare il programma della Banca Centrale Europea e anche le condizioni in vista degli accordi dell’Eurogruppo fissato il prossimo 8 maggio potrebbero “allentarsi” con il Mes che non rimarrebbe l’unico fondo “ammesso” da Merkel e soci per gli aiuti all’Eurozona. Se invece i giudici di Karlsruhe bocciassero il piano Lagarde-Draghi definendo come costituzionale solo l’ordinamento tedesco e non più quello comunitario, una potenziale valanga politica ed economica potrebbe abbattersi sull’intera Commissione Europea.
«Sarebbe un caos di proporzioni mai viste» ha spiegato Erik Nielsen, capo economista di UniCredit; l’Italia in primis si ritroverebbe in difficoltà, essendo tra i Paesi maggiormente sostenuti in questo momento con l’acquisto di titoli di stato da parte della Bce. Come ha spiegato il professore ordinario di diritto costituzionale nell’Università Cattolica di Milano, Alessandro Mangia, in una intervista esclusiva al Sussidiario «volendo, qualunque Corte in Europa potrebbe seguire gli indirizzi della Corte tedesca che, mi lasci dire, è da sempre la più coerente nel difendere il principio del niente tasse senza autorizzazione parlamentare. Per fortuna, finora in Germania la Corte ha difeso la Costituzione in linea di principio, e si è limitata a dettare condizioni sul funzionamento del Mes e delle Omt, lasciandole andare avanti sotto condizione».
La previsione dell’esperto costituzionalista è che alla fine anche il QE verrà “graziato”, «Mica faranno venire giù tutto il 5 maggio. È che questo è un elemento di pressione sul governo tedesco. Che non è messo molto meglio di quello italiano, nel cercare di tamponare una situazione che frana ogni giorno, in un quadro istituzionale che non funziona da dieci anni e che è un tappo alla crescita mondiale». Dal QE al Mes, sembra ormai chiaro, i “nodi” e gli scontri in Europa potrebbero continuare e non poco anche ben dopo la sentenza odierna.