L’Euro, l’Unione monetaria e la Bce per il momento sono “salve”: dopo che l’ultimatum imposto dalla sentenza della Corte tedesca è di fatto scaduto ieri, stamattina i media in Germania riportano del sostanziale silenzio-assenso “raggiunto” ieri nel triangolo Bundesbank-Corte Karlsruhe-Bundestag che dovrebbe non imporre alcun blocco al programma di acquisti dei titoli di Stato da parte della banca centrale europea. Secondo quanto riportato sulla Faz (tradotto in italiano dal portale L’Antidiplomatico, ndr) la Bce avrebbe presentato tutti i documenti necessari per confermare i requisiti di “proporzionalità” alla Corte Costituzionale di Germania, con la stessa Bundesbank che ieri ha fatto sapere di aver prodotto anch’essa tutti i dati soddisfacenti per le richieste della sentenza. «Le carte sono state affiancate dai discorsi del membro del Consiglio Direttivo di Bce Isabel Schnabel e del capo economista di Bce Philip Lane, i quali hanno di nuovo spiegato che gli acquisti di obbligazioni hanno assolutamente avuto effetto, certamente sull’inflazione e sulla crescita economica, nonché che gli effetti collaterali erano certo presenti ma molto inferiori a quando tanti pensassero», riporta la Faz nel merito delle “prove” mostrate dagli organi direttivi tedeschi. Per ora dunque la Banca Centrale tedesca non interromperà alcun piano d’acquisto della Bce anche se tanto sul piano PSPP quanto sul nuovo PEPP (piano di acquisti anti-crisi Covid) pesa ancora un nuovo ricorso di alcuni parlamentari tedeschi che potrebbe portare nei prossimi mesi a nuovi, eventuali, pronunciamenti della Corte di Karlsruhe sulla legittimità dei piani di acquisti di obbligazioni.
BUNDESBANK “REQUISTI SODDISFATTI”
In attesa di capire se l’ultimatum imposto dalla Corte di Germania in merito alla sentenza del 5 maggio scorso sarà stato soddisfatto o meno da Bundesbank e Bce, è lo stesso presidente della Banca Centrale tedesca Jens Weidmann a chiarire sulla “Faz” come per loro sono considerate del tutto soddisfatte le richieste della Corte Costituzionale federale tedesca. «Come il Bundestag e il governo federale, pure il consiglio direttivo di Bundesbank è della opinione, che le condizioni della Corte costituzionale federale dalla sua sentenza del 5 maggio 2020 siano stati soddisfatte», ha spiegato poi un portavoce della Bundesbank sempre alla “Faz”. L’alto tribunale di Karlsruhe aveva mosso decisi dubbi circa la proporzionalità degli acquisti di obbligazioni e titoli di Stato della Bundesbank nel seguire il piano PSPP della Bce, ma secondo Weidmann tutti i documenti e i verbali adeguati delle riunioni del Consiglio Direttivo Bce sono stati presentati «senza problemi». Le condizioni della Corte costituzionale federale, conclude il n.1 Bundesbank, sono state soddisfatte e quindi si potrà continuare ad acquistare obbligazioni anche oltre la giornata-scadenza di oggi: «La Bundesbank continuerà quindi a partecipare agli acquisti nell’ambito del PSPP».
OGGI SCADE L’ULTIMATUM DELLA CORTE TEDESCA
La sentenza della Corte Costituzionale tedesca sugli acquisti Bce dello scorso 5 maggio aveva messo a rischio, seriamente, per la prima volta l’unità della moneta unica europea: erano stati dati 3 mesi di tempo alla Bundesbank per replicare ed eventualmente cambiare la strategia e i presupposti degli acquisti di titoli di Stato (QE di Draghi, l’anticamera del nuovo piano PSPP proseguito dalla neo presidente Bce Christine Lagarde, ndr). Quei tre mesi scadono dunque oggi, 5 agosto, giornata cruciale per la politica ed economia tedesca ma in realtà per l’intera Unione Europea: la sentenza della Corte di Karlsruhe aveva posto un obbligo nei confronti della Bundesbank (la banca centrale di Germania) di abbandonare il programma di acquisto dei titoli di Stato noto come PSPP (Public sector purchase programme) nel momento in cui la Banca Centrale Europea non fornisse prova certa della «proporzionalità dello strumento in questione tra gli obiettivi di politica monetaria e i relativi effetti in ambito economico». In poche parole, se tali presupposti non venissero rispettati, da oggi la Corte Costituzionale di Germania imporrebbe l’uscita immediata del piano di acquisti con conseguenze imponenti per l’intera economia europea già messa a dura prova dalla pandemia Covid-19. Con quella sentenza tre mesi fa di fatto la Corte tedesca si è posta contro la Corte di Giustizia europea che aveva approvato il programma PSPP nel 2018.
SENTENZA CORTE GERMANIA: COSA ACCADE DA DOMANI
Se dovesse effettivamente arrivare una risposta non soddisfacente della Bundesbank – tra l’altro già “avvisata” a suo tempo dalla Bce di non dover sottostare alle istanze della Corte tedesca di Karlsruhe – si potrebbe incrinare il processo di integrazione monetaria e l’unità europea effettiva nel settore. Di fatto, sarebbe il peggior viatico possibile in vista del Recovery Fund dei prossimi mesi, con la Germania che segnerebbe un duro “stop” al piano al momento fondamentale per sorreggere l’economia Ue in crisi: come ha ricordato in vista di questo giorno potenzialmente “storico” per l’Europa il Presidente del Bundestag Wolfgang Schaeuble, l’unità d’azione delle Banche Centrali verrebbe meno e «si creerebbe un precedente per una futuribile fuoriuscita, sotto pressione di organi nazionali, da programmi della BCE per le altre banche centrali». Come ben spiegato dal focus di “Eco Internazionale”, «la sentenza pone l’obbligo sulla Bundesbank non solo del termine degli acquisti dei titoli, ma anche della dismissione dei titoli già presenti nel bilancio della banca e frutto degli acquisti andati avanti nel corso degli ultimi anni»: questo significa che la Bundesbank, principale contributore di questo tipi di acquisti in Ue, ha già un forte ammontare di titoli di Stato tedeschi e dovrebbe abbandonarli sul mercato facendo crescere i tassi di interesse e caduta immediata della domanda. Per non parlare del panico dei mercati che si creerebbe con una decisione univoca della Bundesbank dopo le pressioni della sentenza di Karlsruhe: l’unica speranza, conclude il portale esperto “Eco Internazionale”, è che la Corte tedesca si ritenga soddisfatta delle spiegazioni e documenti offerti dalla Bce e dal Bundestag comprendendo in maniera prospettica come la politica monetaria non possa rispondere solo a interessi nazionali. Incognita in più potrebbe arrivare dall’ulteriore ricorso presentato in Corte Costituzionale dai politici Peter Gauweiler (CSU) e il fondatore dell’AfD Bernd Lucke: vogliono vedere i documenti che la Bce ha reso accessibile ai giudici di Berlino per capire se gli acquisti dei titoli siano effettivamente proporzionati. Questo significa che da un lato si dovrà attendere per oggi la risposta della Bundesbank sul perché abbia ritenuto gli acquisti dei titoli proporzionati, dall’altro invece è attesa un nuovo pronunciamento della Corte sul ricorso presentato che potrebbe allungare ulteriormente i tempi della disputa.