Con una sentenza arrivata poco prima in serata sulla complessa vicenda dei “fondi della Lega” la Cassazione ha confermato la sentenza di non luogo a procedere per l’ex Segretario e fondatore della Lega Nord Umberto Bossi e per suo figlio Renzo. Il filone d’inchiesta è quello della Procura di Milano in merito al procedimento sui fondi del Carroccio nell’era di gestione Bossi-Belsito (il tesoriere di allora della Lega, ndr): per l’ex segretario della Lega e suo figlio non ci sarà dunque alcun processo, dopo che la Suprema Corte ha respinto con oggi il ricorso della Procura di Milano che chiedeva di estendere invece ai due familiari la querela presentata dall’attuale leader leghista Matteo Salvini contro l’ex tesoriere Belsito. Il collaboratore di Bossi era accusato di appropriazione indebita in merito alla lunga vicenda della “truffa” elettorale dei finanziamenti al partito e l’ex Ministro dell’Interno aveva pensato di tutelare l’attuale gestione Lega querelando proprio Belsito e non Bossi e il figlio Renzo. La Procura di Milano aveva fatto ricorso ma oggi la Cassazione si è pronunciata nettamente in favore di Umberto e Renzo Bossi e, indirettamente, anche sulla querela legittima di Matteo Salvini.
FONTI LEGA, SENTENZA CONDANNA FRANCESCO BELSITO
Questo pomeriggio, spiega l’Ansa, i giudici della seconda sezione penale della Corte di Cassazione erano entrati in Camera di consiglio dopo aver respinto la richiesta di ricusazione presentata dall’ex tesoriere Belsito dopo la condanna avuta lo scorso gennaio dopo sentenza della Corte d’Appello. Dopo la richiesta di non procedere contro Bossi e il figlio, è giunta infine anche la condanna in ultimo grado di giudizio per Francesco Belsito a 1 anno e 8 mesi e 750 euro di multa per appropriazione indebita (procedimento che con le nuove regole prevedevano la necessaria querela di parte per poter perseguire quel tipo di reato, ndr). Bossi e il figlio Renzo risultano così del tutto parte scagionata, mentre sul fronte dei fondi Lega è Belsito al momento l’unico condannato e responsabile: sovvertito il giudizio del Primo Grado dove invece i giudici avevano ritenuto Umberto Bossi «consapevole concorrente, se non addirittura istigatore, delle condotte di appropriazione del denaro della Lega Nord, che era proveniente dalle casse dello Stato».