Svolta sul caso Monte dei Paschi di Siena. Venerdì mattina, infatti, la Corte di Appello di Milano ha assolto Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, rispettivamente ex presidente ed ex amministratore delegato dell’istituto senese. La sentenza ribalta quanto era stato stabilito in primo grado, quando i due banchieri erano stati condannati rispettivamente a 7 anni e mezzo e a 7 anni e 3 mesi. Le vicende al centro del processo sono ormai note e risalgono al periodo 2008-2012, con gli allora vertici di Monte dei Paschi accusati di presunte irregolarità nelle operazioni finanziarie Alexandria e Santorini, Chianti Classico e Fresh. Operazioni effettuate, secondo l’accusa, per coprire le perdite provocate dall’acquisto di Antonveneta.
Una tesi smentita oggi dalla Corte d’Appello, la cui decisione mette un punto alle svariate polemiche che, nel corso degli anni, hanno reso la vicenda Mps un caso mediatico ancor prima che giudiziario. Sin dall’avvio del processo, infatti, non sono mancati i cori di indignazione fatti circolare nel dibattito pubblico da parte di osservatori più o meno interessati, dalla politica alla finanza e spesso da politica e finanza insieme. L’esempio forse più noto è il fondo “Bluebell” guidato dal finanziere Giuseppe Bivona, che in questi anni ha bersagliato a mezzo stampa e sui social media i due imputati oggi assolti. Un accanimento mediatico che non stupisce i più attenti osservatori: dalla sua posizione di microazionista, infatti, Bivona non ha risparmiato attacchi verso il top management di tutte – o quasi – le realtà di cui possedeva appena una manciata di quote.
Ma chi è Giuseppe Bivona? Un ex banchiere di Morgan Stanley e Lehman Brothers (lasciata dopo il noto crollo) che pochi anni fa ha fondato “Bluebell”, che con un certo tratto di autoreferenzialità viene chiamato “fondo attivista”. Tra le battaglie più note di Bivona c’è la guerra senza quartiere ad Alessandro Profumo per Mps, con cui si è costruito la fama di “finanziere senza macchia e senza paura”, spesso dimenticando che fino a pochi mesi prima lo stesso vendeva titoli finanziari di scarso valore dall’alto della propria posizione di banchiere. Gli stessi “titoli spazzatura” contestati strumentalmente in seguito. Il giochino Bluebell è diventato talmente sfizioso che ha integrato anche figure di spicco dell’industria globale come Francesco Trapani, ex Ceo di Bulgari.
Quello di Bivona è un metodo rodato: comprare una o pochissime azioni di una società da colpire, andare in assemblea dei soci, chiedere le dimissioni del top management, scrivere ai giornali amici lettere delatorie sulla società in questione e, infine, costruire interrogazioni attraverso il piccolo gruppo di parlamentari che “detiene”. Qui casca l’asino – o il cavallo: gli interessi dell’activist banker sono e vengono ripetutamente portati avanti dai fedelissimi delle aree più radicali del Movimento 5 Stelle e dei suoi ex, da Alessandro Di Battista in giù. Pochi, compatti, orgogliosamente scettici nei confronti dell’Occidente, ipoteticamente nemici della grande finanza di cui Bivona ha fatto parte e nella quale ha vissuto per decenni.
Parliamo di Elio Lannutti, senatore ex 5 Stelle – oggi Italia dei Valori – noto al pubblico per le sue idee cospirazioniste sui Savi di Sion (teorie antisemite diffuse dalla Russia all’inizio del secolo scorso), e che già da anni sembra fornire “potenza di fuoco” alle attività di “sabotaggio mediatico” di Bivona. Nel gennaio 2021, dopo accuse pubbliche mosse da Bivona su presunte omissioni e conflitti d’interesse di Pier Carlo Padoan sul caso Mps, Lannutti “spara” un’interpellanza urgente al ministro dell’Economia Franco sullo stesso tema – e con le stesse parole. Poche settimane dopo il senatore risulta in copia a una mail dello stesso Bivona per raccomandare a palazzo Chigi la necessità di mantenere pubblica Mps.
Ma si parla anche di Carlo Sibilia, attuale sottosegretario al ministero dell’Interno e negazionista dell’allunaggio. Il rapporto tra Sibilia e Bivona comincia già nel 2015, dove in occasione di un’assemblea dei soci di Mps, il parlamentare grillino cita il finanziere come fonte primaria del suo intervento contro le azioni dei vertici della banca. La collaborazione tra i due si intensifica negli anni, in particolare sul caso Mps: nel 2018 Sibilia cita ben 15 volte il finanziere in commissione d’inchiesta sul sistema bancario, caldeggiando un suo invito come testimone; nel 2019 sempre Sibilia appoggia pubblicamente la richiesta di Bluebell – guidata da Bivona – di intentare un’azione di responsabilità da 11 miliardi contro Profumo, allora Ad di Mps.
Quello relativo a Mps è l’ennesimo “successo” di una banda di Savonarola, insomma, che punta allo sconquasso di un bel pezzo di industria italiana, dalla già citata Leonardo ma anche a Mediobanca e la francese Danone, di cui qualche mese fa Bivona, attraverso la Bluebell, ha rivendicato lo scalpo dell’ex Ceo Emmanuel Faber, che tanto si era prodigato per la sostenibilità del gigante dell’alimentare. Servirà la sentenza di venerdì a mettere un freno alle sue “guerre per procura” ad aziende e manager che sempre più spesso si rivelano senza colpe?
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