Un bel pasticcio in tribunale a Firenze. L’avvocato dell’imputato, accusato di maltrattamenti in famiglia, nel fascicolo del dibattimento ha trovato, ancor prima dell’inizio dell’ultima udienza, la sentenza finale, che recitava: “Il tribunale visti gli articoli 533 e 535 codice procedura penale, dichiara l’imputato colpevole del reato a lui ascritto e lo condanna alla pena di anni 5 mesi 6 di reclusione, oltre al pagamento delle spese legali”. Con queste parole il collegio del tribunale di Firenze avrebbe condannato l’imputato: niente di strano, se non fosse che la sentenza era stata redatta ancora prima della discussione, cioè del momento in cui il pubblico ministero avanza le proprie richieste.
Come riporta La Nazione, l’errore è stato commesso da tre giudici della seconda sezione penale del distretto fiorentino. L’avvocato dell’imputato, dopo la scoperta, ha presentato istanza di ricusazione alla Corte d’appello. Prima ancora, però, si sono registrati momenti di imbarazzo tra il legale e i giudici. Questi si sono difesi spiegando che quel dispositivo, recante la data del 18 ottobre 2023, ovvero l’udienza precedente, era una bozza e che non era sintomo di nessuna decisione. Hanno inoltre spiegato che tale modalità viene spesso utilizzata dal collegio, che non è vincolato a tale bozza: può infatti cambiare decisione in seguito.
Sentenza scritta prima dell’udienza: “Decisione già assunta”
Il dispositivo di sentenza trovato dall’avvocato e allegato all’istanza di ricusazione, secondo il legale era come pronto per essere letto e consegnato. Vi era infatti sopra l’intestazione del tribunale di Firenze, il numero di procedimento, il nome e cognome dell’imputato e ovviamente anche la pena, con sanzioni accessorie come “la sospensione della responsabilità genitoriale per 11 anni” e “l’interdizione legale durante l’esecuzione della pena”, riporta La Nazione.
Il direttivo della Camera Penale di Firenze ha sottolineato in un comunicato: “Il 14 febbraio si è manifestato uno di quei temibili e sottaciuti timori di ogni avvocato penalista. Alcuni dati sono palesi. Una decisione era già stata assunta dal Collegio giudicante. Quella decisione era stata assunta senza ascoltare le conclusioni delle parti, era completa e non certo poteva trattarsi di una ’bozza’. Quella ’bozza’ è sfuggita dalle mani di qualcuno e solo il caso l’ha fatta rinvenire. A fronte di tali dati resta una amarissima realtà: qualunque fossero state le argomentazioni del pm e della difesa, non avrebbero minimamente inciso sulla decisione già assunta dal tribunale”.