Il quotidiano il Corriere della Sera ha dedicato stamane spazio ad una sentenza inerente la separazione fra marito e moglie e l’affidamento dei figli. In particolare ci si è soffermati sulla collocazione degli stessi facendo riferimento ad una sentenza dei giudici del tribunale di Cuneo che è stata confermata pochi giorni fa dalla corte d’Appello di Torino. Il giornale di via Solferino ricorda che in caso di separazione spesso e volentieri tocca ai figli spostarsi, fare la cosiddetta spola da un genitore all’altro, da mamma a papà, ma in questo caso si è deciso di far restare i figli nell’ex casa famigliare con i genitori che andranno quindi a trovarli a settimane alterne. In poche parole la madre e il padre vivranno per una settimana alternata nella ex casa.



La decisione, scrive il Corriere della Sera “pare abbia solo un precedente a Trieste e che fa molto discutere”. Nel decidere per l’affidamento condiviso delle figlie di una coppia, due bimbe di anni 4 e 7, i giudici hanno deciso di trattare la madre e il padre in maniera assolutamente paritaria. «…dovranno ruotare, a settimane alterne, nella casa familiare con previsione di due pomeriggi a settimana con l’altro genitore», scrivono gli stessi. Nella settimana che i genitori non staranno con i propri figli, i genitori dovranno quindi risiedere altrove.



SENTENZA SEPARAZIONE, FIGLI NELLA CASA FAMIGLIARE: I COMMENTI

La sentenza è stata commentata da Alessio Solinas, il legale della madre, che ha spiegato: «Sentenza singolare anche perché la signora ha pure presentato una denuncia per maltrattamenti e ora si chiede come potrà dormine nella stessa casa dove poco prima c’è stato il suo ex».

Il professor Carlo Rimini, esperto in diritto di famiglia, si è detto perplesso: «Può funzionare solo se vi è armonia fra i genitori separati. Non è invece giusto costringerli ad alternarsi in una casa con una organizzazione dei tempi che certamente pregiudicherà la possibilità di ciascuno di rifarsi una vita con un minimo di libertà e che rischia di essere fonte di un incremento della conflittualità, con un evidente pregiudizio per i bambini».