L’ANM: “Critiche alle sentenze sui migranti in Albania sono strumentali e dannose”

Agli ampi scontri tra magistrati e governo degli ultimi giorni seguiti alle criticate sentenze che hanno bloccato i trasferimenti dei migranti in Albania si sono unite anche alcune toghe del Consiglio superiore della magistratura tirate in ballo dall’Associazione nazionale magistrati (ovvero l’ANM) che ritiene – in una nota citata da Ansa che vedremo nel dettaglio a breve – inaccettabili le critiche governative legandole ad un attacco diretto contro l’indipendenza e l’autonomia dei giudici: l’obiettivo è quello di ottenere nuove tutele per la funzione pubblica che i togati sono chiamati ad esercitare che nulla avrebbe a che fare con lo scontro politico.



Nella sua nota dell’Associazione dei magistrati – infatti – chiede “con forza che la giurisdizione sia rispettata” in quanto funzione da riconoscere come “autonoma ed indipendente” dalla “collaborazione con il governo di turno”: se si agisse tenendo conto della politica – continua la nota – “[si] tradirebbe il mandato costituzionale” affidato alla magistratura ed è “sorprendente” che quella che viene definita “una elementare evidenza democratica” debba essere continuamente riaffermata in risposta alle “strumentali polemiche” nate dopo la pronuncia sull’Albania.



La richiesta dell’ANM al CSM: “Servono tutele per l’indipendenza e l’autonomia della magistratura”

Senza cadere in errore, la stessa ANM ci tiene a mettere in chiaro che – in ogni caso – “i provvedimenti possono essere criticati“, ma senza che questo passi da un continuo tentativo di sminuire “il ruolo (..) dei magistrati” impugnando (come prevede la legge e come fatto più volte in passato) le sentenze davanti “alla Corte di Cassazione“: nel merito dello scontro sui migranti nel crp albanesi, le toghe precisano che il loro mandato è quello di rispondere “prioritariamente al diritto sovranazionale ed europeo in particolare” e qualsiasi rimostranza non può – e non deve – che passare dalle previste aule dei tribunali di ordine superiore.



Lo scontro politico sulle sentenze – continua la nota avviandosi verso la conclusione – non fa altro che offendere “prima ancora di magistrati e Magistratura, il Paese e il suo assetto democratico” alimentando un “ingiustificato discredito” che danneggia una delle funzioni più importanti di uno stato democratico: la richiesta – siglata da 16 dei componenti di Corrente della Giunta dell’Associazione – è quella di aprire una “pratica a tutela dell’indipendenza e dell’autonomia (..) della magistratura“; facendo peraltro riferimento al Consiglio d’Europa che poco tempo fa invitato il sistema Italia ad attenuare le “indebite che mirano a minare l’autorità dei singoli giudici che decidono sui casi di migrazione”.