LA VISIONE DELLO STORICO ATEO: “SENZA LA RELIGIONE CROLLA TUTTO”
Niall Ferguson, storico e pensatore ateo britannico, lo dice senza mezzi termini: senza la fede, senza le religioni, la società crollerebbe inevitabilmente e i segnali di questi tempi in Occidente di fatto confermano questo allarme. Intervistato da “La Verità” ammette come non si possa realmente costruire una società sull’ateismo – pur confermandosi non religioso – e che nonostante la crisi del cristianesimo, occorre sempre più quel risveglio in grado di resistere al diffondersi delle fedi fondamentaliste.
Docente nelle più grandi università del mondo – da Harvard a Londra fino a New York – Ferguson è considerato a ragione uno dei più grandi storici e intellettuali viventi: davanti a chi ritiene che l’Occidente sia destinato ad una crisi senza fine, sorprende la sua versione tutt’altro che banale. «Cento anni fa le cose non andavano granché meglio. Anzi, nel secolo scorso le crisi erano più grandi e le conseguenze più disastrose», sottolinea lo storico Uk passando in rassegna le crisi internazionali, politiche e ideologiche presenti in Europa fino a metà del Novecento, «Non mi spingerei pertanto a dire che la nostra civiltà è in declino ma, piuttosto, che ne parliamo così tanto che è diventata una specie di illusione ottica». Certo, lo scenario mondiale non è dei migliori, specie considerando le crisi in Ucraina, Israele e potenzialmente anche a Taiwan (con la Cina che preme per l’invasione ormai da tempo): «non credo che le nostre democrazie siano finitela di certo ci sono profondi problemi strutturali». Quattro di questi li elenca lo stesso Ferguson richiamando il suo saggio di diversi anni fa (“The Great Degeneration”): peso crescente del debito nella finanza pubblica; Stato sempre più interventista; sistema legale non più al servizio della giustizia; declino della vita associativa.
FERGUSON, IL CRISTIANESIMO IN CRISI E LA RESISTENZA AL FONDAMENTALISMO
È però la considerazione sulla mancanza graduale di “fede” all’interno delle società occidentali a connotare come originale il pensiero di Niall Ferguson: ancora a “La Verità” lo storico racconta come la fede cristiana sia in crisi da tempo, «con l’Europa che da decenni vive un processo di secolarizzazione e un drammatico crollo della pratica nei paesi cattolici, dall’Italia all’Irlanda fino agli Stati Uniti». Da ateo, Ferguson ammette di avere un’opinione di fatto ambivalente: in quanto storico infatti riconosce che «non si può costruire una società stabile sull’ateismo», né la si può fondare «sulle pseudo religioni postmoderne».
Citando un mostro sacro della cultura occidentale e cristiana come G. K. Chesterton, lo storico inglese afferma che «il problema dell’ateismo è che l’uomo che non crede in niente finisce per credere a tutto […] ora serve un risveglio che riporti le società verso la Chiesa, la Bibbia, gli insegnamenti di Cristo». Secondo Ferguson, seppur ateo ma onesto intellettualmente, una società del tutto priva della “cornice etica cristiana“ è «molto più debole e meno capace di affrontare le minacce esterne, a cominciare da quelle rappresentate dall’Islam radicale». Il fondamentalismo ma anche l’intelligenza artificiale viene visto come rischio importante per lo storico britannico: «se finiamo per essere circondati da sistemi di intelligenza artificiale che ragionano in modo per noi misterioso, allora finiremo per retrocedere alla condizione dei contadini medioevali».