“Senza i sussidi la povertà cala”. A dirlo, come riportato da Il Giornale, è l’Istat, che ha analizzato i cambiamenti provocati dall’addio al reddito di cittadinanza deciso dal Governo di Giorgia Meloni. Le statistiche, a sorpresa, rivelano che in Italia, nel 2023, le distanze tra i redditi disponibili sono lievemente diminuite. Nel dettaglio, utilizzando l’indice Gini, si è passati dal 31,9% al 31,7%. Il tasso di povertà invece è sceso dal 20% al 18.8%. Non sono certamente un cambiamento determinante, ma contribuisce comunque a stroncare la falsa retorica.



È da considerare che questi dati sono il frutto di numerosi fattori economici che si intrecciano, in alcuni casi anche non del tutto dipendenti dalle decisioni del Governo. L’analisi andrebbe dunque approfondita. In sostanza, comunque, ciò che emerge è che non sempre quello che viene descritto come un aiuto, alla fine dei conti, è davvero tale. Nel lungo periodo, la volontà di offrire a tutti i costi i sussidi ai poveri potrebbe avere dato effetti negativi.



“Senza sussidi povertà cala”, cosa dice l’Istat sul 2023

Il reddito di cittadinanza è rimasto in vigore dal gennaio 2019 al gennaio 2024. È stato proprio il 2023 che ha visto stroncare la misura, con circa un milione di famiglie che sono andate incontro ad una riduzione della somma versata o addirittura ad un annullamento totale. Ciò, però, non è stato sufficiente, secondo i dati dell’Istat, a rendere più drammatici i dati sulla povertà. Anzi, il tasso ha cominciato a migliorare.

È un fenomeno che a questo punto pone diversi interrogativi. La palla adesso è nelle mani del Governo di Giorgia Meloni, che dovrà dimostrare di sapere fare meglio dei precedenti. L’obiettivo è quello di non commettere i medesimi errori. Non soltanto nell’immediato, ma soprattutto nel lungo periodo, dove gli altri evidentemente hanno fallito. È però ancora presto per dare dei giudizi, che sarebbero inevitabilmente affrettati.