A fine febbraio entrerà in vigore la Riforma Cartabia sul diritto di famiglia relativo a separazioni, divorzi, affidi e figli contesi. Si tratta dell’incipit di un cambiamento che, entro il 2024, sfocerà nella soppressione dei tribunali per i minori e nell’istituzione del tribunale della famiglia. Gian Ettore Gassani, presidente dell’Ami, Associazione
matrimonialisti italiani, ha parlato di “rivoluzione copernicana” sulle colonne del quotidiano “La Repubblica” in edicola oggi, lunedì 23 gennaio 2023: “Lo scopo è quello di accorciare i tempi. Passare, ad esempio, dai tre anni che ci vogliono oggi in media per una causa di separazione non consensuale, a otto mesi, un anno, come avviene in Francia. Tecnicamente, con la riforma Cartabia non si partirà più dall’udienza di separazione per avviare l’iter, ma tutto avverrà prima, negli studi degli avvocati”.



Di fatto, i ricorsi di entrambe le parti coinvolte nelle separazioni diverranno delle autentiche istruttorie e, ha spiegato Gassani, “soltanto quando il giudice li avrà ricevuti, avrà tre mesi di tempo per convocare l’udienza per la separazione. La grande novità è che in questi tre mesi il giudice, letti i ricorsi, potrà già emettere provvedimenti cautelari, ad esempio nei confronti di minori che si trovassero in situazioni di rischio, o laddove ci sia il pericolo della violenza. Provvedimenti che dovrà poi confermare o revocare entro 15 giorni”.



SEPARAZIONI: RIFORMA CARTABIA MIRA A SNELLIRE I TEMPI, MA MANCANO I MAGISTRATI

I minori dovranno essere sempre ascoltati in audizione protetta e le sentenze relative alle separazioni potranno arrivare molto prima, con risparmio economico non indifferente per le parti coinvolte. Tuttavia, l’avvocato Gassani ha esternato a “La Repubblica” la propria perplessità sulla Riforma, o meglio, sulla sua attuazione: “Come spesso accade in Italia e come è accaduto ad esempio con il Codice Rosso, si pretende di fare la rivoluzione a costo zero. Risultato? Un potenziale fallimento. Nel nostro Paese mancano 3mila magistrati: ne abbiano 9mila e ne servirebbero 12mila. Sono pochissimi i giudici specializzati sui temi della famiglia, dei minori, della violenza”.



Il rischio è che “questa bella riforma si inceppi subito, che vengano emessi provvedimenti sbagliati da personale non qualificato nella materia, per cui spesso si dovrà andare in appello, vanificando così l’accelerazione. Come si fanno a ridurre i tempi delle separazioni giudiziali ad un anno, se mancano i giudici che poi devono fissare le udienze? Senza parlare dell’enorme lavoro che gli avvocati dovranno fare, prima di arrivare in tribunale”.