Sequestra, picchia e violenta la moglie «perché era disinvolta», poi ottiene la riduzione della pena da 5 a 4 anni di carcere per il «contesto familiare». Lo ha deciso la Cassazione, respingendo il ricorso della procura generale. L’uomo aveva sequestrato la moglie 45enne nella loro roulotte a Vimercate (Monza), accusandola di «tradimenti con uomini conosciuti su Facebook», quindi l’aveva minacciata di morta, presa a pugni sul viso e sulla schiena, infine stuprata. La Corte di Appello di Milano, motivando la sentenza con cui aveva ridotto di 6 mesi la condanna per il romeno 63enne. La Procura generale aveva così deciso di presentare ricorso in Cassazione, nella convinzione che si trattasse di «un pericoloso precedente per legittimare uno sconto di pena a fronte di reati di inaudita gravità».



Ma i giudici di terzo grado lo hanno ritenuto inammissibile, come aveva richiesto il sostituto procuratore generale della Cassazione Marilia Di Nardo, che aveva deciso di non coltivare il ricorso dei magistrati milanesi, perché questo appariva «manifestatamente infondato», in quanto «non si confronta se non parzialmente con la motivazione».



CASSAZIONE CONTRO RICORSO PER SCONTO DI PENA

In Appello il trattamento sanzionatorio è stato rideterminato «rimarcando l’incensuratezza dell’imputato, l’occasionalità della condotta, il percorso intrapreso in carcere», quindi non solo «per il contesto familiare e sociale in cui si sono svolti i fatti, elemento questo su cui si concentrano invece le censure». Conclusioni a cui era arrivata, come riportato da Il Giorno, anche l’avvocato Monica Sala, difensore dell’imputato, secondo cui la Cassazione non deve entrare nel merito delle vicende giudiziarie. La vicenda risale a due anni fa. Al termine del processo di primo grado, con rito abbreviato, l’uomo era stato condannato dal Tribunale a Monza a 5 anni di carcere e al risarcimento dei danni alla moglie. In secondo grado, invece, la Corte d’Appello milanese ha ridotto la pena a 4 anni e 4 mesi, facendo appunto riferimento ad un presunto «contesto familiare degradato» e «caratterizzato da anomalie quali le relazioni della donna con altri uomini».

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