Nella serata di martedì sono state in migliaia le persone uscite in strada dopo l’annuncio da parte del presidente Aleksandar Vucic di un coprifuoco per l’intero fine settimana a Belgrado. Decisione che rientra nelle misure restrittive contro il Coronavirus dopo l’aumento dei casi ed il timore di una seconda ondata. Martedì, infatti, la Serbia ha riportato il più alto numero di morti in una sola giornata per Covid (13 con 299 nuovi casi). Nella notte non sono mancati gli scontri. Stando a quanto riferisce Il Fatto Quotidiano nell’edizione online, sarebbero 23 le persone arrestate con decine di agenti di polizia e manifestanti rimasti feriti negli scontri. Secondo quanto riferito dal capo della polizia, Vladimir Rebic, alla tv di stato RTS, le forze dell’ordine starebbero lavorando per identificare le persone che hanno preso parte alle rivolte nel centro di Belgrado in cui sarebbero rimasti feriti almeno 43 poliziotti e 17 manifestanti. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
PROTESTE IN ATTO “PRESIDENTE TRADITORE”
A Belgrado la rabbia è palpabile dopo l’annuncio di nuove misure restrittive e del coprifuoco per far fronte ai nuovi contagi da Coronavirus. Le proteste sono sfociate in vera e propria violenza con un forte attacco ai palazzi del potere, fino ad arrivare dentro il Parlamento. Come spiega La Stampa, si tratta del più preoccupante scenario osservato la scorsa notte a Belgrado, nella capitale della Serbia dove, dopo aver gestito in maniera efficace la prima ondata dell’epidemia, adesso sembrano essere tornati i casi positivi. L’annuncio di nuove misure ha però acceso anche gli animi, con i manifestanti che si sono scagliati contro il presidente serbo Aleksandar Vucic accusandolo di essere un “traditore” e con numerosi scontri con la polizia che hanno scatenato una notte di vera e propria guerriglia urbana nei dintorni del Parlamento. Come spiega l’Huffingtonpost, dopo essere stati respinti con i lacrimogeni dall’ingresso della Camera, i manifestanti hanno poi ripiegato nelle strade e nel parco circostante, dando fuoco a tre auto della polizia e a diversi cassonetti. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
SCONTRI PER MISURE ANTI-COVID
Alta tensione a Belgrado, capitale della Serbia, dove nella scorsa notte è scoppiata una guerriglia dopo che il governo ha imposto delle nuove restrizioni per contenere l’epidemia di coronavirus. Come riferisce il Riformista alcuni manifestanti hanno tentato di fare irruzione nel parlamento, e non sono mancate sassaiole e nel contempo anche cassonetti dati alle fiamme. Come detto in apertura, “tutta colpa” delle nuove misure attuale dal governo di Aleksandar Vucic per contrastare l’avanzata del covid 19, a cominciare da un nuovo coprifuoco notturno. Le autorità avevano deciso di rimuovere le restrizioni prima delle elezioni del 21 giugno, ma a due settimane da quella data la situazione è tornata ad essere di emergenza, con i casi di positività che sono tornai a salire, di conseguenza si è optato per nuove misure. Stando a quanto si legge sulla mappa della Johns Hopkins University sarebbero ben 17mila gli infetti da inizio pandemia, mentre le vittime restano contenute, 330.
BELGRADO, GUERRIGLIA URBANA: ACCUSE VERSO LA DESTRA
I manifestanti sono entrati in contatto con la polizia, hanno tentato di fare irruzione nella sede del governo senza riuscirci, ed hanno poi scagliato sassi, bottiglie e oggetti di ogni tipo, con l’aggiunta di atti vandalici nella zona incriminata. La guerriglia si è conclusa con una serie di feriti sia fra i manifestanti quanto fra la polizia, e le forze dell’ordine sono state costrette a creare un cordone di sicurezza attorno al parlamento, con l’intervento anche della polizia a cavallo. Presi di mira anche i giornalisti presenti in loco per documentare la situazione, che sarebbero stati minacciati e aggrediti da parte di alcuni manifestanti. Secondo alcune voci circolanti queste violente proteste sarebbero state aizzate da Bosko Obradovic, capo del movimento di estrema destra locale, il Dveri, che nella notte aveva lanciato un appello di raggiungere Belgrado costringendo il governo a farsi da parte: “Tutta la Serbia deve confluire a Belgrado. Ora o mai – le sue parole su Twitter – solo una grande massa di popolo può favorire il cambiamento”.
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