Serbia e Kosovo, dopo decenni di scontri più o meno accesi, hanno posto fine alla lunghissima disputa sulla circolazione delle auto con targhe del paese vicino, all’interno dei propri confini. Fino a ieri, infatti, le auto kosovare erano costrette, attraversando il vicino confine, a coprire con un apposito adesivo la sigla “RSK”, che rappresenta la repubblica kosovara, divenuta indipendente nel 2008 dopo la guerra del 1998.



Tuttavia, la Serbia non ha mai riconosciuto ufficialmente l’indipendenza del Kosovo e, nonostante la fine della disputa sulle targhe, non è ancora veramente intenzionata a farlo, come evidenzia a chiare lettere un manifesto affisso oggi sul confine che spiega la questione delle targhe, citato da un media locale a cui fa riferimento il quotidiano francese Le Monde. Tuttavia, nonostante non vi sia la concreta intenzione da parte della Serbia di normalizzare i rapporti con il Kosovo, questa e altre piccole concessioni fanno ben sperare gli osservatori internazionali. Di fatto, per i cittadini delle ex repubbliche sovietiche (parte della Jugoslavia), non cambierà nulla, se non il fatto di poter evitare l’affissione dell’adesivo nel tentativo di varcare il confine.



La disputa delle targhe e la normalizzazione tra Kosovo e Serbia

La disputa delle targhe tra Serbia e Kosovo andava avanti fin dalla stessa indipendenza, quando Belgrado decise di vietare la circolazione delle targhe kosovare, salvo poi intercedere sull’adesivo dopo una lunga battaglia. Nel 2011 i due paesi avevano firmato un accordo per porre fine, sotto l’egide dell’Unione Europea, alla disputa, ma non era mai stato veramente applicato da nessuno dei due.

Dietro al riconoscimento, esclusivamente formale, delle targhe del Kosovo da parte della Serbia qualcuno vede una sorta di distensione dei rapporti, alla quale però non credono gli esperti locali. Secondo Igor Bandovic, direttore del Centro per la politica di sicurezza di Belgrado, infatti, “è un passo nella giusta direzione, ma non è casuale. Si tratta di una chiara concessione da parte di Aleksandar Vucic, poiché [il presidente della Serbia] non può permettersi di perdere il sostegno degli americani in un momento in cui la sua aura si sta indebolendo a livello internazionale” soprattutto per via dell’accusa di brogli elettorali.