Serena Bortone, volto celebre di Rai 1 grazie al suo apprezzatissimo programma Oggi è un altro giorno, ed anche giornalista, ha recentemente rilasciato un’intervista sul Corriere della Sera, nella quale ha deciso di raccontarsi un po’. Si auto definisce con il termine che le ha dato il suo psicanalista: “infermiera brillante“, per la sua propensione a dedicarsi completamente a chi la circonda, con quell’esuberanza tipica che l’ha resa tra le conduttrici più apprezzate in Italia.
“Dove c’è un problema mi ci butto”, confessa Serena Bortona al Corriere. È stata “una bambina precoce: a 5 anni già a scuola. E conducevo spettacolini con raccolta fondi per una missione in Zaire. Una volta tra il pubblico c’era anche Andreotti e rimase sorpreso dalla mia spigliatezza”. “Ho un fratello più piccolo”, racconta della sua famiglia, “mamma catechista, papà aveva studiato in seminario, è stato sindaco democristiano”. Serena Bortone, però, parlando di amore confessa che “non sono mai stata capace di fare compromessi, non so se sia un bene o un male, ma io sono fatta così”. Nonostante questo, però, “sono stata felice in coppia. Ho avuto due importanti convivenze“.
Serena Bortone: “Ho conosciuto Lady Diana”
“Non ho mai sognato l’abito bianco”, racconta ancora Serena Bortone, “e certamente non ho mai pensato che la mia vita si potesse realizzare attraverso il matrimonio. Mia madre mi ha sempre insegnato a essere indipendente. La molla della mia vita è sempre stata il lavoro“. Un’ideale che si espande anche alla maternità, “non mi è mai capitato, non l’ho cercato un figlio, non l’ho inseguito”.
Una vita, insomma, dedicata a se stessa e al suo lavoro, quella di Serena Bortone, sulla quale racconta di non avere “nessun rimpianto”. E nella sua vita, racconta, ha conosciuto anche Lady Diana: “Da ragazzina andavo spesso con la mia famiglia a fare volontariato alla ‘Città dei ragazzi’. (..) Il fondatore era britannico e vennero in visita gli allora Principi di Galles, Carlo e Diana. Io consegnai alla principessa un mazzo di fiori”, della quale ricorda lo “sguardo accogliente che ti faceva sentire importante. Io avevo solo 14 anni”. “Alle volte il dolore diventa la tua identità”, racconta Serena Bortone parlando dei momenti bui, “invece ho capito che non dovevo lasciarmi andare ai momenti bui, ma trovare energie per cambiare quello che non mi piaceva“.