Torna d’attualità il caso Antonio Scurati, ma stavolta nel mirino c’è Serena Bortone, che per le critiche espresse pubblicamente sulla vicenda è sottoposta a un procedimento disciplinare dalla Rai. L’amministratore delegato dell’azienda, Roberto Sergio, alla festa del Foglio a Venezia ha spiegato che la conduttrice di “Che sarà…” l’11 giugno esporrà la sua versione, precisando però che «doveva essere licenziata per quello che ha fatto», ricordando che a tutti i dipendenti di ogni azienda non sarebbe permesso «dire cose contro l’azienda in cui lavora».



L’ad della Rai ha aggiunto che Serena Bortone lo ha fatto «e non è stata punita». Sergio ha fatto riferimento a persone che hanno la capacità di «ribaltare la verità» e trasformarmi in vittime ed eroi, senza però fare nomi. Comunque, ha aggiunto di aver mandato un messaggio WhatsApp alla conduttrice per trasmettere il monologo di Antonio Scurati, che nessuno aveva intenzione di fermare, infatti – ha ricordato Sergio – nella scaletta del programma era precisato pure che sarebbe stato ospite a titolo gratuito.



“MA QUALE TELEMELONI, AL MASSIMO TELEOPPOSIZIONI…”

In merito al futuro di Serena Bortone in Rai, che qualcuno ritiene a rischio riferendo retroscena in base a cui il programma “Che sarà…” potrebbe essere eliminato o ridimensionato nel palinsesto della prossima stagione, l’amministratore delegato della Rai ha preferito non sbilanciarsi. Roberto Sergio, infatti, ha ricordato che la questione dei palinsesti verrà affrontata la settimana prossima, quando verranno presentati in occasione del vertice dell’azienda che si terrà venerdì. Attualmente nessuno sarebbe a conoscenza dei piani dei direttori, per cui nessuno può sbilanciarsi.



Nel corso del suo intervento, l’ad della Rai ha colto anche l’occasione per difendere l’azienda dalle accuse di partigianeria nei confronti del governo, smentendo la ricostruzione in base alla quale si potrebbe parlare di “Telemeloni“. «Piuttosto la chiamerei Teleopposizioni». Per Sergio c’è stata estrema correttezza nella gestione, anzi l’opposizione è prevalente, mentre il governo lo è meno. Infine, ha confermato la staffetta con Giampaolo Rossi, che diventerà amministratore delegato della Rai, mentre lui assumerà la carica di direttore generale, negando il clima di epurazione, nonostante alcuni addii pesanti, parlando di «polemiche strumentali» su scelte che in realtà sono state «personali».

LE REAZIONI DI FNSI E USIGRAI CONTRO ROBERTO SERGIO

Non si è fatta attendere la reazione delle associazioni che rappresentano i giornalisti. Il presidente di Fnsi, il sindacato unitario della stampa italiana, ha chiesto in maniera provocatoria: «Quindi l’ad della Rai rivendica per sé il ruolo di novello re che concede la grazia ai sudditi?». Vittorio Di Trapani su X ha aggiunto che Roberto Sergio andrebbe informato del fatto che «i processi sono fondati su valori democratici e di piena garanzia per gli accusati» e che siamo di fronte al «ribaltamento di realtà e valori».

In merito alla staffetta, Fnsi ha ricordato che in realtà spetta al Cda il compito di ratificare le nomine, quindi con quella conferma sembra ritenerli «passacarte degli ordini governativi». Contro l’attuale ad della Rai si è scagliato anche l’Usigrai, principale sindacato dei giornalisti Rai, secondo cui le dichiarazioni rese sono «inaccettabili e gravissime», perché l’ipotesi di un licenziamento durante un procedimento disciplinare appare come una «minaccia», allineandosi a Fnsi anche per quanto riguarda la vicenda della staffetta.