Serena Grandi racconta per la prima volta a Live – Non è la D’Urso della condanna a 2 anni e 2 mesi di carcere per bancarotta con distrazione di beni strumentali della società Donna Serena srl e irregolarità sui libri contabili. Accuse pesantissime per l’icona sexy del cinema italiano che a Barbara D’Urso racconta: “un pò mi ha distratto il mio tumore di 5cm su questo caso imbarazzante, becero. Ho detto tutto quello che potevo al mio pubblico, ma c’è troppa invidia. Sono andata a Rimini, ho fatto lavorare tantissime persone tra cui un ex galeotto ho fatto lavorare per dargli la seconda possibilità, poi ho chiuso perchè dopo La grande bellezza dovevo sempre partire e presenziare”. In particolare la Grandi si sofferma sulla vicenda di un dipendente: “questo galeotto dopo un mese è andato al sindacato, gli altri sono stati tutti pagati e ci sono anche le prove” e sulla questione dei libri contabili scomparsi “quando ho deciso di vendere il ristorante mi si è avvicinata gente molto brutta, ho dato i libri contabili a questo barista di questa specie di locale di donnine non tanto serie, ho chiesto di riavere i libri contabili, ma li ha buttati via. Ho fatto una denuncia immediata, sono spariti i libri contabili”. (aggiornamento di Emanuele Ambrosio)



Serena Grandi condannata: “Ho perso tutto”

Serena Grandi a Live – Non è la D’Urso per raccontare la sua vicenda personale che la vede condannata a 2 anni e 2 mesi di carcere con l’accusa di bancarotta con distrazione di beni strumentali della società Donna Serena srl e irregolarità sui libri contabili per il ristorante “La Locanda di Miranda” che l’attrice ha aperto nel 2013. “Sono basita, scossa, non riesco davvero a comprendere. Non capisco cosa c’entrano le cose della mia casa a Roma, in via Archimede ai Parioli, con il fallimento del ristorante. È una giustizia così contorta” – ha dichiarato l’attrice a La Repubblica precisando anche sulla questione dei pagamenti del personale – “la paga era settimanale, non ho retribuito solo gli ultimi sette giorni, per il resto hanno avuto tutto il dovuto. Avevo assunto anche un ex detenuto, concedendogli una seconda possibilità, perché sono di cuore buono. Non ha mostrato alcuna gratitudine, anzi”. Da Barbara D’Urso precisa: “sono basita, sconvolta!”. (aggiornamento di Emanuele Ambrosio)



SERENA GRANDI CONDANNATA A 2 ANNI E 2 MESI DI CARCERE

Serena Grandi ospite di Barbara D’Urso su Canale 5 è pronta a raccontare la sua verità dopo la condanna a due anni e due mesi di carcere con l’accusa di bancarotta. L’icona sexy anni Ottanta è stata infatti ritenuta colpevole del fallimento del suo ristorante “La locanda di Miranda“. Il locale, aperto a Borgo San Giuliano di Rimini e chiuso nel 2015 a due anni dall’inaugurazione. Secondo quanto appurato dai giudici, Serena Grandi si era resa responsabile di gravi irregolarità nella gestione contabile del locale, ponendo così le basi per la bancarotta e per la conseguente chiusura del ristorante, che lei aveva deciso di chiamare come Miranda, il nome del personaggio del film erotico di Tinto Brass che le aveva donato enorme popolarità. Come riportato da Fanpage, la bancarotta sarebbe infatti avvenuta per la distrazione di beni strumentali della società Donna Serena srl, e per le irregolarità sui libri contabili.



SERENA GRANDI: “CONDANNATA PER 4 PADELLE”

Sarà importante capire come Serena Grandi si difenderà nel salotto di Live-Non è la D’Urso dalle accuse che l’hanno investita portandola ad una pesante condanna. Di certo c’è che l’attrice non ha saputo sfruttare la rinnovata popolarità derivatale dall’aver preso parte al film da Oscar “La grande bellezza” di Sorrentino. In realtà fin da subito erano emerse alcune perplessità sulla gestione del ristorante: la Procura di Rimini aveva infatti dato il via ad un’indagine a causa della denuncia dei dipendenti di “Miranda”, che accusarono la proprietà di non pagare gli stipendi. La vicenda finì in tribunale e ha portato alla condanna della 62enne. A quest accusa bisogna aggiungere quella di non aver tenuto i libri contabili e altra documentazione obbligatoria per legge relativa alla gestione del ristorante. Motivazioni che hanno portato il giudice ad applicare anche le pene accessorie dell’inabilitazione all’esercizio di un’impresa commerciale e del divieto di esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa per 3 anni. La Grandi, però, non sembra volerne sapere di fare ammenda e a caldo ha commentato: “Condannata per 4 padelle!“.