CHI È SERENA GRASSI, AVVOCATO A PROCESSO: “HA TRUFFATO RANDI INGERMAN”

Sono stata ingannata dal mio stesso avvocato“, questa l’accusa che ha mosso Randi Ingerman nei confronti del suo legale. L’avvocato che per la procura di Brescia ha truffato la modella è Serena Grassi, indagata per patrocinio infedele e falso. Tra le parti offese in questa complessa e delicata vicenda ci sono anche due giudici di Milano, Adriana Cassano Cicuto e Zenaide Crispino, che sono state fatte passare come firmatarie di un documento che in realtà non esiste affatto.



Le indagini hanno ricostruito che la Grassi avrebbe fatto credere a Randi Ingerman di aver intentato e vinto per suo conto delle cause importanti, addirittura anche un ricorso all’Inps, mostrando le carte che dimostravano che avrebbe ricevuto, ad esempio, anche un risarcimento di 277mila euro. Ma era tutto falso, perché l’accusa ha evidenziato che molte di quelle cause non erano state mai avviate, altre invece erano state perse. Inoltre, i documenti del tribunale erano contraffatti.



L’AVVOCATO SERENA GRASSI SI DIFENDE

Di parere diverso è l’avvocato Serena Grassi, che ai microfoni del settimanale Oggi nei giorni scorsi ha spiegato di non voler rendere dichiarazioni perché c’è “un procedimento giudiziario in corso“, aggiungendo di non poter gestire la situazione, “considerato quello che mi sta piovendo addosso“. In merito alle accuse mosse dalla modella, invece, ha replicato: “Ho milioni di carte su questa storia“.

LA VERSIONE DI RANDI INGERMAN

Allo stesso settimanale ha parlato, invece, Randi Ingerman, spiegando che tutto è cominciato nel 2016, quando si è rivolta a un legale milanese per una questione da risolvere. L’avvocato Serena Grassi lavorava in quel studio ed è così che l’ha conosciuta, apprendendo dalla stessa che le situazioni da affrontare erano di più e che doveva ottenere giustizia. La modella sostiene che sia stata il legale a consigliarle di far causa a Ubi Banca per una segnalazione sbagliata.



Quindi, si è fidata, peraltro in un momento difficile per lei, che soffriva di crisi legate all’epilessia ed era finita in ospedale. “Io ero stordita dagli antiepilettici, in quel momento non avevo un compagno, i miei amici si erano un po’ allontanati. Pensavo solo a riprendermi“. L’avvocato le avrebbe mostrato atti giudiziari, mail certificate e documenti firmati da giudici da cui evinceva che aveva vinto diverse cause: “Come potevo sospettare che li avesse falsificati?“.

Ha cominciato a capire che qualcosa non andava quando le disse che doveva avere un risarcimento che però non arrivava mai. Eppure, non le chiedeva mai soldi, a parte alcuni rimborsi spese. “Credo che fosse per il desiderio di sentirmi manovrabile. Voleva esercitare il suo potere su di me, sentirsi importante“. Altri avvocati le hanno fatto aprire gli occhi, ora è assistita da Anna Maria Bernardini de Pace e Davide Steccanella, mentre Serena Grassi è finita a processo: il 5 dicembre ci sarà la prima udienza.