Serena Mollicone era ancora viva quando fu portata nel bosco, dove fu poi trovata morta qualche giorno dopo. La giovane studentessa, uccisa nel 2001 in provincia di Frosinone, non ha ancora ottenuto giustizia. Al processo per l’omicidio della giovane di Arce, la professoressa Paola Magni, entomologa forense, ha spiegato che la studentessa non era ancora morta quando fu trascinata nel bosco. La certezza arriva dallo studio del ciclo vitale delle larve che attaccarono il corpo di Serena. Collegandosi dal Consolato italiano in Australia, il medico ha spiegato che quando il corpo della 18enne venne trasportato nel boschetto di Anitrella, frazione di Monte San Giovanni Campano, la giovane era ancora in vita.
La giovane sparì da Arce l’1 giugno 2001 e venne trovata morta due giorni dopo nel boschetto ad Anitrella. Serena aveva le mani e i piedi legati e la testa stretta in un sacchetto di plastica: una situazione che l’avrebbe portata alla morte sola, nel bosco, senza possibilità di chiedere alcun aiuto.
Serena Mollicone, la testimonianza shock
Tra i testimoni anche lo psicoterapeuta Fernando Ferrauti, ex direttore del Sert della All di Frosinone. L’uomo ha spiegato: “Il giorno dopo il ritrovamento del corpo di Serena Mollicone due tossicodipendenti mi rivelarono che a ucciderla era stato Marco Mottola. Informai subito i carabinieri, ma finii io sorvegliato”. Il medico, dunque, il 4 giugno 2001 ricevette dai due fratelli di Ferentino la confidenza, ma non fu mai ascoltato dai carabinieri ma solamente sorvegliato.