La Procura di Cassino ha concluso l’ultimo filone di indagine sul Delitto di Arce dell’allora giovanissima Serena Mollicone – trovata morta 36 ore dopo l’omicidio avvenuto l’1 giugno 2001 all’interno della caserma dei Carabinieri di Arce – e ha richiesto 5 rinvio a giudizio per la famiglia Mottola e alcuni carabinieri coinvolti in questa infinita inchiesta lunga 18 anni: prove sparite, depistaggi e false piste non hanno permesso per lungo tempo ad una possibile verità svelata sull’orrenda fine di Serena ma con le ultime novità di questi mesi si può ora intravedere la luce in fondo al tunnel per la famiglia Mollicone con un probabile inizio processo che dovrà essere stabilito dal gip dopo l’informativa congiunta di inquirenti, pm Beatrice Siravo e procuratore Luciano D’Emmanuele. Come riporta poco fa il Corriere della Sera, è stato chiesto processo per l’ex comandante della stazione di Arce Franco Mottola, il figlio Marco, la moglie Anna, il luogotenente dei Carabinieri Vincenzo Quatrale e l’appuntato Francesco Suprano. La famiglia Mottola se andrà a processo dovrà rispondere di omicidio volontario ed occultamento di cadavere mentre per Quatrale si profila il convincimento morale esterno in omicidio e anche il gravissimo atto di accusa per istigazione al suicidio del brigadiere Tuzi (per Suprano l’accusa è invece favoreggiamento).



MOLLICONE, VERSO IL PROCESSO ALLA FAMIGLIA MOTTOLA

Dopo 18 anni di falsità e piste depistate, la verità inizia a scorgersi dopo l’ultima definitiva fase di indagini compiute dalla Procura di Cassino in merito a quanto avvenuto nel 2001 in quella Caserma. Secondo la ricostruzione dei fatti, riportata anche oggi dal Corriere, Serena Mollicone fu convocata dal comando provinciale di Arce perché aveva intenzione di denunciate un traffico di stupefacenti in cui era coinvolto il figlio di Mottola: a quel punto, dopo una violenta lite, sarebbe stata picchiata e spinta con violenza contro una porta dell’appartamento dove alloggiava il comandante. «Tramortita e in fin di vita per una frattura alla tempia, fu prima tenuta nascosta e poi trasportata in un campo, legata, imbavagliata e lasciata morire», riporta l’informativa consegnata dai Carabinieri di Frosinone e dal Ris ai procuratori. Al momento non è stato possibile risalire ad eventuali complici nell’occultamento di cadavere, ma il mistero resta visto che l’omicidio sarebbe avvenuto l’1 giugno 2001 ma fu trovata solo 36 ore dopo, senza vita e piena di lividi. Ad aprile scorso, dopo la riesumazione del corpo per motivi di indagine, la macabra scoperta: sul corpo di Serena sono spariti gli organi genitali, con il padre che aveva per questo motivo aveva spiegato a La Vita in Diretta «io all’epoca lessi un titolo in cui si diceva che Serena non è stata violentata, ora mi sembra stonato. Come se si volesse per forza escludere quello perché quello era ciò che era successo. Serena è andata in caserma per denunciare lo spaccio di droga che avveniva il paese forte del coraggio dei suoi 18 anni. In quella prima autopsia aveva solo una ferita alla tempia sinistra, ma invece è emerso che aveva un cimitero di ferite, di colpi bassi, di lividi».

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