L’omicidio di Serena Mollicone e le confessioni dell’allora vicebrigadiere di Arce, Santino Tuzi, al centro della nuova puntata di Un giorno in pretura tra ricostruzioni e misteri. Santino Tuzi sarebbe morto suicida nel 2008, il cadavere trovato nella sua auto, e poco prima di togliersi la vita aveva reso delle dichiarazioni clamorose sul caso della studentessa 18enne che, per l’accusa, sarebbe stata assassinata nel 2001 proprio nella caserma dei carabinieri della città in provincia di Frosinone.
Secondo uno stralcio del racconto di Santino Tuzi ai colleghi, riportato dall’Ansa, il vicebrigadiere avrebbe detto di averi visto Serena Mollicone entrare in caserma alle 11 del mattino dell’1 giugno 2001 e di non averla vista uscire per tutto il tempo in cui sarebbe rimasto in servizio, fino alle 14:30 dello stesso giorno. Sette anni dopo la morte di Serena Mollicone, Santino Tuzi aveva fatto rivelazioni importanti sul caso e pochi giorni dopo aver parlato fu trovato senza vita nella sua macchina, al posto di guida, con un colpo di pistola al petto. La figlia, Maria Tuzi, sostiene che il padre avesse paura dopo le rivelazioni che lo avrebbero reso un supertestimone nel giallo di Arce. Cinque le persone finite sul banco degli imputati nel caso di Serena Mollicone, assolte in primo grado dalla Corte d’Assise di Cassino nel luglio scorso: assolti dalle accuse di omicidio volontario e occultamento di cadavere il maresciallo Franco Mottola, ex comandante della caserma dei carabinieri di Arce, la moglie Anna Maria ed il figlio Marco. Assolti anche i carabinieri accusati di favoreggiamento nei confronti dell’allora comandante: Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano. Le famiglie della 18enne e di Santino Tuzi hanno presentato ricorso in appello.
Le rivelazioni di Santino Tuzi e il giallo di Serena Mollicone
Sette anni dopo la morte di Serena Mollicone, il 28 marzo 2008, Santino Tuzi fu ascoltato nella stazione dei carabinieri di Arce e disse di aver visto la ragazza entrare in caserma la mattina del 1° giugno 2001, giorno della sua scomparsa. L’8 aprile 2008, ricostruisce Il Messaggero, fu intercettata una conversazione tra Tuzi e l’allora collega Vincenzo Quatrale. Per l’accusa quest’ultimo avrebbe fatto pressioni perché cambiasse versione. Il 9 aprile, quando Tuzi fu ascoltato in procura a Cassino, avrebbe ritrattato dicendo di non conoscere la persona entrata in caserma il giorno della sparizione di Serena Mollicone, salvo poi tornare sul racconto precedente e confermare la dichiarazione resa il 28 marzo.
La mattina dell’11 aprile 2008, il cadavere del carabiniere Santino Tuzi fu trovato nella sua auto, secondo la ricostruzione morto per suicidio dopo essersi sparato un colpo al petto con la sua arma d’ordinanza. La famiglia del vicebrigadiere non si è mai fermata e continua a cercare la verità sulla sua morte e sul giallo di Serena Mollicone. Maria Tuzi, intervistata da Fanpage, ha ricalcato la sua convinzione sulla genuinità delle dichiarazioni del genitore, ritenute invece inattendibili dai giudici di Cassino che hanno assolto i cinque imputati in primo grado: “Mio padre non era inattendibile, aveva soltanto timore per quello che stava dicendo. Sapeva di fare la cosa giusta, ma nello stesso tempo lo faceva contro persone più forti di lui. Mio padre stava assolutamente bene sia psicologicamente che fisicamente, non aveva motivo neanche per suicidarsi. Sono dispiaciuta perché le prove c’erano ed erano abbastanza importanti. Andremo avanti e faremo appello, sappiamo perché mio padre non c’è più, è stato l’unico a dire la verità, dobbiamo capire per quale motivo Serena non è più tra noi“.