Per la prima volta in un’aula di tribunale, un amico del brigadiere Santino Tuzi, Marco Malnati, ha raccontato le confidenze che il carabiniere, morto suicida nel 2008 a ridosso di una importante deposizione sull’omicidio di Serena Mollicone, gli avrebbe fatto relativamente alla 18enne uccisa ad Arce (Frosinone) nel 2001. Secondo quanto riferito dal teste davanti alla Corte d’Assise d’appello chiamata a giudicare, tra gli imputati, la famiglia del maresciallo Franco Mottola, durante una chiacchierata al bar il militare gli avrebbe raccontato di aver visto Serena Mollicone entrare nella locale caserma (per l’accusa, il teatro del delitto) la mattina della scomparsa e di non averla più vista uscire.



Il testimone, ricostruisce Ansa, nel corso della sua deposizione avrebbe aggiunto che Tuzi gli avrebbe fatto questa rivelazione tra il 2007 e il 2008: Malnati non avrebbe mai fatto mettere a verbale questo racconto, prima di dire tutto davanti ai giudici a 23 anni dalla morte di Serena Mollicone, perché preoccupato e spaventato: “Non ne avevo parlato per paura – ha dichiarato nella recente udienza –, ma adesso se mi devono ammazzare lo facessero pure“. Stando a quanto riporta Il Corriere della Sera, subito dopo il ritrovamento del cadavere dell’amico brigadiere, nel 2008, Malnati avrebbe espresso il suo punto di vista mentre si faceva strada l’ipotesi di un suicidio: “Gli hanno tappato la bocca“, il suo commento dell’epoca a un’emittente del posto.



La morte del brigadiere Santino Tuzi

Il corpo di Santino Tuzi fu trovato nella sua auto l’11 aprile 2008, accanto la sua pistola. La sua morte è stata trattata come suicidio, ma il motivo del gesto estremo ancora oggi è avvolto nel mistero. La figlia del brigadiere, Maria Tuzi, ha raccontato che dopo la morte del padre il comandante le avrebbe riferito che si sarebbe tolto la vita perché “rifiutato” dall’amante Anna Rita Torriero, una versione che non ha mai convinto la famiglia del militare.

Prima di morire, Tuzi aveva dichiarato che Serena Mollicone, il giorno della scomparsa, era entrata nella caserma di Arce e non era più uscita. È la versione resa quando fu ascoltato per la prima volta dagli inquirenti il 28 marzo 2008. Il 9 aprile seguente, nuovamente sentito nell’ambito delle indagini, in un primo momento avrebbe detto di essersi sbagliato e poi, nella stessa giornata, avrebbe confermato la prima ricostruzione. Lo stesso padre di Serena, Guglielmo Mollicone, nutriva dubbi sulla morte del brigadiere e così rispose in una intervista rilasciata a Le Iene: “Penso che Santino sia stato indotto al suicidio“. Nel processo di primo grado, le dichiarazioni rese dal carabiniere nel 2008 furono liquidate per “inattendibilità”. Una lettura della storia che trova in Maria Tuzi, da sempre, una ferma opposizione: “Mio padre non era inattendibile, aveva soltanto timore per quello che stava dicendo. Sapeva di fare la cosa giusta, ma nello stesso tempo lo faceva contro persone più forti di lui. Non aveva motivo di suicidarsi“.