Il caso di Serena Mollicone al centro della nuova puntata di Un giorno in pretura intitolata “La strada perduta”, in onda sabato 10 giugno con la conduzione di Roberta Petrelluzzi. Il programma Rai torna sulla vicenda della studentessa 18enne uccisa ad Arce (Frosinone) nel 2001, il cui corpo fu trovato due giorni dopo la scomparsa (datata 1 giugno) in un boschetto. Secondo quanto emerso, Serena Mollicone sarebbe stata colpita al volto e sarebbe morta per soffocamento, ma il mistero sulla sua atroce fine continua nonostante i decenni trascorsi. Il giallo della ragazza, piombato sulle cronache con un carico di interrogativi ancora irrisolti e noto come il delitto di Arce, nel tempo avrebbe registrato una serie di depistaggi che avrebbero reso più complessa la strada per la verità e la lotta di Guglielmo Mollicone, padre della vittima, morto nel 2020 senza avere giustizia.



Come ricostruisce Un giorno in pretura, 20 anni dopo i fatti la vicenda è tornata con prepotenza sui media nazionali per l’evoluzione giudiziaria che ha visto finire a processo Marco Mottola, coetaneo di Serena Mollicone e figlio dell’allora comandante della stazione dei Carabinieri di Arce, ritenuto dall’accusa autore del delitto. Secondo la Procura, sarebbe stato aiutato dai genitori a disfarsi del corpo della giovane e il padre, Franco Mottola, avrebbe messo in atto una serie di depistaggi per sviare le indagini e allontanare i sospetti dalla sua famiglia. Nello spettro di questo contesto, ricostruisce il programma, un innocente sarebbe stato  arrestato e infine riconosciuto estraneo all’omicidio: Carmine Belli, carrozziere poi assolto. Per l’accusa, Serena Mollicone sarebbe stata uccisa all’interno della caserma di Arce, scaraventata contro l’anta di una porta e poi trasportata nel luogo del ritrovamento. Il cadavere della giovane sarebbe stato rinvenuto in posizione supina tra gli arbusti, la testa avvolta in un sacchetto di plastica, mani e piedi legati e nastro adesivo su naso e bocca.



La storia di Serena Mollicone, la morte di papà Guglielmo e il processo

La tragedia di Serena Mollicone affonda le radici nell’alba dell’estate del 2001 in provincia di Frosinone. 18 anni, studentessa dai modi gentili e definita una ragazza “acqua e sapone”, senza grilli per la testa, è scomparsa il 1° giugno e due giorni dopo è stata ritrovata senza vita tra la vegetazione di un boschetto dell’Anitrella. Nel luglio 2022, il processo di primo grado per il delitto di Arce si è chiuso in Corte d’Assise a Cassino con l’assoluzione dei cinque imputati che ha fatto cadere le accuse di concorso nell’omicidio per Marco Mottola e i genitori Franco Mottola, ex comandante dei Carabinieri di Arce, e Anna Maria. Assolti anche Vincenzo Quatrale, all’epoca vicemaresciallo e accusato di concorso esterno in omicidio, e l’appuntato dei carabinieri Francesco Suprano a cui era stato contestato il favoreggiamento. La Procura aveva chiesto una condanna a 24 anni per Marco Mottola, a 30 per il padre e a 21 per la madre, chiesti 15 anni per Quatrale e 4 per Suprano. La famiglia della vittima, come ribadito dalla sorella Consuelo Mollicone, è convinta che la verità sia ad un passo e ha deciso di ricorrere in appello contro la sentenza.



Serena, dopo il violento colpo contro la porta dell’alloggio della caserma di Arce, cadde priva di sensi a causa di alcune fratture craniche ma poteva essere soccorsa. Fu lasciata invece in queste condizioni per ore prima di essere uccisa dal nastro adesivo che gli è stato applicato sulla bocca e sul naso provocandone il soffocamento“. Queste, riporta Ansa, le conclusioni della consulenza disposta dalla famiglia della vittima e riferite dal medico legale Luisa Regimenti in aula in Corte d’Assise. La sorella della 18enne uccisa, in una dichiarazione al settimanale Giallo, ha sottolineato l’intenzione di continuare la battaglia per la verità e ha dichiarato che tante cose importanti, durante il primo processo, sarebbero state trascurate.