Omicidio di Serena Mollicone: 20 anni dopo finalmente la verità?
L’omicidio di Serena Mollicone è un mistero che va avanti da 20 anni e che, grazie soprattutto alla forza ed alla lunga battaglia condotta dal padre Guglielmo, si è arrivati finalmente ad un processo che è pronto a fare luce e dare verità e giustizia alla giovane 18enne di Arce. Era il primo giugno del 2001 quando di Serena Mollicone si persero le tracce, salvo essere trovata due giorni dopo, senza vita, a Fontecupa. Venti anni dopo si attende finalmente che sia fatta giustizia sulla sua morte incomprensibile. Solo adesso arriva il nome del primo accusato del delitto: Marco Mottola. Secondo la procura fu proprio il figlio dell’ex maresciallo dei carabinieri di Arce ad uccidere la giovane all’interno della caserma.
La mattina della sua scomparsa, Serena Mollicone si recò all’ospedale di Isola del Liri per sottoporsi ad una ortopanoramica. Dopo la visita medica acquistò alcuni pezzi di pizza e dei cornetti lasciando intendere che avrebbe incontrato delle persone. L’ultimo avvistamento fu nella pizza principale di Arce. Sarebbe dovuta rincasare intorno alle 14.00 ma invece quel giorno scomparve nel nulla. La sera il padre Guglielmo lancia l’allarme denunciandone la scomparsa di Serena Mollicone. Ha inizio così il giallo di Arce che, dopo 20 anni attende ancora la sua soluzione definitiva.
La scomparsa di Serena Mollicone e il ritrovamento del corpo
Il cadavere di Serena Mollicone fu rinvenuto alle ore 12.15 di domenica 3 giugno 2001, due giorni dopo la sua scomparsa, in un boschetto a pochi chilometri da Arce. La stessa zona era stata ispezionata il giorno prima da alcuni militari. La testa è avvolta in un sacchetto di plastica, mani e piedi sono all’ospedale di Isola del Liri. Il nastro adesivo è presente anche su naso e bocca. Per il caso di Serena Mollicone ci fu un primo processo finito con l’assoluzione di un carrozziere di Arce. Le indagini si sono poi spostate sulla caserma dei carabinieri dove la ragazza sarebbe stata vista entrare prima di sparire. Proprio da questo filone di indagini ha preso il via il processo che vede imputate cinque persone e che è giunto ormai alle sue battute finali.
Per la morte di Serena Mollicone sono imputati l’ex comandante della caserma di Arce, Franco Mottola, la moglie Anna Maria e il figlio Marco, tutti e tre accusati di omicidio volontario ed occultamento di cadavere. Tra gli altri figurano anche l’ex vice comandante della caserma, il luogotenente Vincenzo Quatrale, accusato di istigazione al suicidio (in riferimento alla morte del brigadiere Santino Tuzi, avvenuta pochi giorni dopo aver riferito di aver visto la 18enne entrare nella caserma dei carabinieri il giorno della scomparsa) e concorso esterno morale in omicidio e l’appuntato dei carabinieri, Francesco Suprano che risponde di favoreggiamento.
Il processo: attesa per la sentenza su Serena Mollicone
Le ultime battute del processo per l’omicidio di Serena Mollicone stanno andando in scena presso il Tribunale di Cassino. Secondo il pm Maria Beatrice Siravo, il primo giugno 2001 Serena Molicone andò in caserma per recuperare dei libri che aveva lasciato nell’auto di Marco Mottola dopo un passaggio di quest’ultimo. La 18enne avrebbe discusso con il ragazzo che le avrebbe fatto battere violentemente la testa contro la porta di un alloggio in disuso ma in uso alla famiglia Mottola. In merito al movente, questo avrebbe a che fare con le accuse che Serena Mollicone aveva rivolto a Marco, definendolo uno spacciatore coperto dal padre maresciallo. Credendola morta dopo aver battuto la testa, i Mottola l’avrebbero portata nel boschetto dove dopo essersi accorti che era ancora viva l’avrebbero soffocata.
In un continui di depistaggi, bugie ed indagini chiuse e riaperte si è giunti al nuovo processo, in attesa della sentenza. La procura ha chiesto 30 anni di reclusione per l’ex maresciallo Franco Mottola, 24 per il figlio Marco e 21 per la moglie Anna Maria, accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere.30 anni di reclusione per l’ex maresciallo Franco Mottola, 24 per il figlio Marco e 21 per la moglie Anna Maria, accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Per la difesa dei Mottola però, “C’è stato un frastuono mediatico”, dal momento che “Non c’è prova, non c’è riscontro di niente”.