Medvedev: “In Russia un potere mafioso”

Sergei Medvedev, politologo russo che ha lasciato il Paese per insegnare a Praga, ha parlato a Le Figaro della “malattia acuta” del regime putiniano, che ha ripreso a suo dire gli aspetti salienti dei regimi totalitari del XX secolo per attaccare e annullare l’Ucraina: “È un potere imperiale, totalitario, mafioso… E mi piace usare anche la formula del “biopotere” di Michel Foucault, perché mira a controllare ciò che ha a che fare con il corpo degli abitanti, come abbiamo visto con la messa al bando delle persone LGBT, il divieto delle adozioni straniere, poi lo “spettacolare” aumento delle violenze corporali da parte dello Stato contro i cittadini: torture, stupri dei prigionieri con i manganelli, l’uso della forza bruta da parte della polizia contro i manifestanti…”.



Secondo il politologo, “Stiamo assistendo all’emergere di un potere fascista. Ovviamente non un fascismo come quello che abbiamo avuto a metà del 20° secolo, perché non è legato a un’ideologia, a differenza dello stalinismo o del nazismo. È il fascismo postmoderno. In Russia, tutto è sempre preso in prestito. Se guardiamo alle pratiche dell’esercito russo in Ucraina e ad alcuni articoli scritti da ideologi putiniani, non si tratta di conquistare territori nel Donbass o di salvare le popolazioni di lingua russa. Si tratta di distruggere l’Ucraina come nazione, come lingua, come entità politica. Insomma, è una negazione della sua esistenza e da questo punto di vista è una sorta di nazismo generato dall’idea imperiale russa”.



Medvedev: “In Russia non c’è una società civile”

Sulle pagine de Le Figaro, Sergei Medvedev ha parlato della Russia spiegando che la Nazione si “è trasformata in una specie di Germania nazista annacquata e diluita, e ha persino creato la propria svastica con il segno Z, senza che se ne accorgesse”. In Putin, l’esperto riconosce alcuni elementi descritti da Umberto Eco: “Il culto del capo, il culto del corpo, il culto della morte, il culto della guerra, il culto della vittoria… Certo, non abbiamo le parate naziste né le leggi razziali di Norimberga, né la concentrazione campi. Non è affatto la stessa cosa, ovviamente. Ma abbiamo un’ideologia della distruzione della nazione ucraina, una distruzione delle città e della popolazione, dei campi di filtraggio. Arrestiamo persone che portano il tridente simbolo dell’Ucraina, uccidiamo insegnanti che insegnano la lingua ucraina, li costringiamo a riscrivere libri di testo di storia”.



Parlando dei totalitarismi, tra fascismo e stalinismo, l’esperto ha spiegato: “In realtà, solo uno è stato sconfitto. L’altro ha stretto un’alleanza con l’Occidente ed è sopravvissuto. Dobbiamo sconfiggere questa macchina totalitaria. Siamo di fronte alla stessa minaccia del 1939. Certo, Putin non ha invaso il territorio dei Paesi della NATO, ma è l’erede di questa enorme macchina”. Secondo il politologo e scrittore, l’esplosione della guerra in Ucraina è il fallimento della globalizzazione della Russia: “Tutto quello che aveva cercato di creare, tutta questa borghesia delle città degli ultimi trent’anni, questi 20 milioni che si erano uniti alla civiltà globale, è finito. La guerra di Putin è una manifestazione di questo fallimento. La Russia di Putin non ha creato una società civile, la democrazia non ha messo radici lì. Invece, ha ricreato un enorme Stato Leviatano, che ha schiacciato tutti i germogli della democrazia”.