«La scienza italiana deve chiedere scusa: non è in grado di parlare con una voce sola»: Sergio Abrignani del Comitato tecnico scientifico non usa mezzi termini nell’intervista rilasciata ai microfoni del Corriere della Sera. L’immunologo ha ricordato che il Covid-19 ha dimostrato più che mai la scienza è in itinere e molte ipotesi sono state smentite o modificate con il trascorrere del tempo.



Il virus, ha spiegato Sergio Abrignani, ha dimostrato che non c’è l’esattezza assoluta e ci sarebbe bisogno di un rapporto più sano tra scienza e politica: «Al contrario di Paesi come gli Usa, la Gran Bretagna, la Germania e la Francia, noi purtroppo non abbiamo accademie delle Scienze che possono indicare i migliori esperti, deputati a parlare. Così ognuno può dire la sua: fareste mai commentare un intervento a cuore aperto a un ortopedico? No».



SERGIO ABRIGNANI: “PIU’ CASI CON RIAPERTURE DAL 26 APRILE”

Nel corso della lunga intervista rilasciata al Corriere, Sergio Abrignani ha spiegato che riaprendo il 26 aprile avremo più infezioni al giorno che se si fosse aperto a metà maggio, ma non solo: «Sarebbe stato meglio ripartire con i più fragili tutti vaccinati almeno con una dose, verosimilmente a giugno». Il componente del Cts ha ricordato che il governo si trova alle prese con la pandemia ma anche con l’aspetto socio-economico di un Paese in ginocchio, quindi deve fare i conti con un rischio calcolato: «Oggi abbiamo un’incidenza di 146 casi a settimana per 100 mila abitanti (contro i 157 della scorsa settimana) e l’Rt a 0,85 (contro lo 0,81 precedente) – ha spiegato Sergio Abrignani – rischio calcolato vuol dire capire fino a dove ci si può spingere per far ripartire il Paese senza rischiare di ritrovarsi in rosso per tutta l’estate o peggio ancora di fare morire la gente».

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